L'alimentazione è alla base della qualità della vita. Ma qual è la dieta corretta da seguire? La risposta non è univoca e a determinarla sono le necessità di ciascuno, legate, ad esempio, a patologie o esigenze nutrizionali specifiche. Ne abbiamo parlato con il dottor Alessandro Grosso, nutrizionista nella clinica Ini Città Bianca di Veroli.
Dottor Grosso, chi sono i pazienti che si rivolgono a lei?
«L'ambulatorio prevede una visita specialistica ricca di servizi volti alla diagnosi di ogni parametro che riguarda la composizione corporea, lo stile alimentare, la farmacologia e l'integrazione alimentare e le relazioni con le altre specialistiche. Non è solo dietologia, non c'è solo la necessità di perdere peso, ma l'alimentazione è fondamentale nell'approccio alle diverse patologie. Il paziente ortopedico, per esempio, ha necessità di perdere peso, il paziente cardiopatico deve controllare i livelli di colesterolo, quello che va dall'oculista ha bisogno di antiossidanti per il controllo e la salute della retina e del fondo oculare. La nutrizione si inserisce in tutti gli ambiti medici a fini clinici. È un fattore di efficacia di fondamentale importanza perché il paziente può assumere o meno dei farmaci, può sottoporsi o non sottoporsi a un intervento, ma quello di cui non può fare a meno è alimentarsi correttamente e, a seconda dei casi, è ciò che gli consente di superare meglio un'operazione, di avere un recupero più veloce, di non far interagire un farmaco coagulante con gli alimenti ricchi di vitamina K, di recuperare di più perché assume amminoacidi o acidi grassi essenziali e così via».
Sia nei casi clinici da lei citati, sia in assenza di specifiche problematiche perché è importante rivolgersi a un nutrizionista?
«Per una corretta composizione corporea, per calcolare la massa magra e la massa grassa, l'introito calorico, il giusto quantitativo di carboidrati, di proteine, la giusta integrazione alimentare. Ma anche per distinguere ciò che è essenziale da ciò che non lo è e per imparare che cosa significa qualità alimentare».
Come bisogna approcciarsi a un cambio di alimentazione?
«Quando si cambia alimentazione è fondamentale capire "chi sono e come sono" quindi è necessario studiare la composizione corporea, la percentuale di massa magra e massa grassa ed eseguire le analisi del sangue. E questo vale anche nel caso di chi voglia affacciarsi a una dieta vegetariana. Molti studi affrontano la correlazione tra una dieta priva o povera di proteine di origine animale e la longevità, quindi la tendenza di noi specialisti dovrebbe essere quella di consigliare e portare verso un'alimentazione di tipo vegetariano, ma bisogna considerare alcuni rischi. La più grande controindicazione di questo tipo di dieta è la ipovitaminosi. È importante capire quali siano le esigenze di integrazione alimentare, quante proteine servono e se c'è bisogno di fare attività fisica per la carenza di componente proteica, in base alla composizione corporea, senza dimenticare la qualità alimentare. Anche se il cambio di alimentazione avviene su basi etiche, che sono certamente condivisibili, è consigliabile sempre confrontarsi con lo specialista perché in particolare l'alimentazione vegana porta con sé delle carenze di natura prevalentemente vitaminica su alcuni gruppi di vitamine che è giusto integrare. Specialmente in questo tipo di alimentazione vale la pena parlare di qualità perché non è la sola rimozione della carne e delle proteine animali a migliorare la qualità alimentare e quindi la qualità della vita del paziente che decide di intraprendere questo percorso alimentare, perché gli inconvenienti sono dietro l'angolo. Questi non devono essere certo un incentivo a tornare ad assumere proteine di origine animale, ma è necessario considerare i possibili problemi dati dal consumo sbagliato di alcuni tipi di alimenti, quale può essere, per esempio, il consumo eccessivo di carboidrati complessi raffinati. Bisogna, tra l'altro considerare il problema della contaminazione alimentare che riguarda anche, se non specialmente, il paziente vegetariano. Pensiamo al glifosato, al problema di pesticidi e agli erbicidi che interessa in misura maggiore chi ha un elevato consumo di verdure, così come il problema degli ftalati nel confezionamento dei formaggi».