Si è svolta ieri l'udienza per la discussione nel procedimento penale "Capocabana". Tre richieste di condanna avanzate dal pm, un'assoluzione e per due imputati il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.
Cinque anni fa i sigilli al circolo "Capocabana" a Castelmassimo e l'arresto di quattro persone, tre di Ripi e una di Frosinone, indagate per un'attività di prostituzione mascherata, secondo le accuse, dietro le sembianze di un'associazione culturale. Nei guai finirono Claudio Faustini, i coniugi Arcangelo Belli ed El Hasaini Soumia, originaria di Casablanca, (tutti e tre residenti a Ripi) e A. M., originario di Frosinone. I primi dopo le formalità di rito vennero posti ai domiciliari, mentre per il frusinate venne disposto l'obbligo di dimora nel comune di residenza.

Nell'udienza di ieri il pm Alessandro Picchi ha formulato le richieste di condanna per Arcangelo Belli e Claudio Faustini a tre anni e 2.000 euro di multa. Il primo difeso dall'avvocato Giampiero Vellucci e il secondo da Vittorio Vitali. Per El Hsaini Soumia, difesa anche lei da Vitali, chiesti due anni e 1.000 euro di multa. Assoluzione per A. M., difeso dagli avvocati Alfredo e Gabriele Scaccia. Infine per N. F. ed E. I., difesi da Vitali, il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.

Tutti gli avvocati hanno chiesto l'assoluzione dei propri assistiti. Il processo è stato rinviato al 6 ottobre per le repliche e il dispositivo. Il pm ha chiesto la trasmissione degli atti in procura per un teste considerato reticente.
Arringhe appassionate degli avvocati Vitali, Vellucci e Scaccia, con le quali hanno cercato di smontare l'impianto accusatorio. Hanno sostenuto che si trattava di una regolare attività, come in tanti locali notturni nei quali ci sono ragazze avvenenti, si balla, si beve, ci potrebbero essere effusioni, ma hanno smentito che potessero consumarsi rapporti sessuali, aggiungendo che non ci fossero neppure eventuali spazi idonei.

L'indagine è partita da un'attività avviata dal nucleo investigativo dei carabinieri nell'autunno del 2015 con pedinamenti e osservazioni. I militari hanno raccolto informazioni, effettuato controlli amministrativi, visionato le immagini riprese dalle telecamere presenti sulla strada. Sempre stando alle accuse, i clienti avrebbero avuto la possibilità di consumare rapporti sessuali fuori dal locale con le ragazze, dietro pagamento di una somma di denaro commisurata al tempo trascorso con loro. Alle ragazze, per lo più straniere, venivano impartite precise direttive. Potevano essere "prenotate" e a loro andava solo il 30% del'incasso realizzato.