Il dramma dell'Emilia Romagna ha riportato al centro del dibattito politico e amministrativo il problema del dissesto idrogeologico nel Paese.
Un tema di particolare rilevanza per l'Italia a causa degli impatti su popolazione, ambiente, beni culturali, infrastrutture lineari di comunicazione e sul tessuto economico e produttivo. Alla naturale propensione del territorio al dissesto, legata alle sue caratteristiche meteo-climatiche, topografiche, morfologiche e geologiche, si aggiunge il fatto che l'Italia è un paese fortemente antropizzato. L'incremento delle aree urbanizzate, verificatosi a partire dal secondo dopoguerra, spesso in assenza di una corretta pianificazione territoriale, ha portato a un considerevole aumento degli elementi esposti a rischio, ovvero di beni e persone presenti in aree soggette a pericolosità per frane e alluvioni.

Le superfici artificiali sono passate dal 2,7% negli anni '50 al 7,11% del 2020 e nel contempo l'abbandono delle aree rurali montane e collinari ha determinato un mancato presidio e manutenzione del territorio. I cambiamenti climatici in atto stanno, inoltre, determinando un aumento della frequenza degli eventi pluviometrici intensi e, come conseguenza, un aumento della frequenza delle frane superficiali, delle colate detritiche e delle piene rapide e improvvise (flash floods). Il Rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico in Italia, nell'edizione 2021 (l'ultima disponibile e aggiornata) presenta le nuove Mosaicature nazionali della pericolosità per frane e alluvioni realizzate dall'istituto sulla base dei dati forniti dalle Autorità di Bacino Distrettuali.

I principali dati sono abbastanza preoccupanti: 7.423 comuni (93,9% del totale) è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera, il 18,4% del territorio nazionale classificato a maggiore pericolosità per frane e alluvioni, 841 km di litorali in erosione pari al 17,9% delle coste basse italiane, 1,3 milioni di abitanti a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni.

E la provincia di Frosinone come sta? Male. In Ciociaria, per le frane, sono 31.359 i residenti in zone a pericolosità molto elevata, 2.190 in zone a pericolosità elevata, 7.136 in zone a pericolosità media, 3.565 in zone a pericolosità moderata e 89.339 in aree d'attenzione. Complessivamente la popolazione altamente a rischio è costituita da 33.549 unità (1 su 14 vive in zone fortemente sensibili) che risiedono su un territorio di 481,5 kmq su cui si trovano 13.727 famiglie, 1.916 imprese e 115 beni culturali su cui pende una spada di Damocle.

Su base provinciale, le province di Salerno, Lucca, Torino, Napoli, Frosinone e Genova presentano il numero più elevato di aggregati strutturali a rischio frane: da noi 102.005 pari al 29,7% del totale presenti sul territorio. Gli edifici a rischio elevato e molto elevato sono 14.753; lo studio ha tenuto conto anche della tipologia di costruzione degli immobili che, per quasi l'80% sono stati realizzati più di quarant'anni fa, mentre poco meno del 19% è stato realizzato tra il 1981 e il 2005 e appena l'1,70% oltre il 2005.

Per il rischio di alluvione sono 6.799 i residenti della provincia di Frosinone in zone a pericolosità elevata (2.654 famiglie, 2.539 edifici e 470 imprese), 11.399 in zone a media pericolosità, mentre 26.365 vivono in aree a bassa pericolosità idraulica. Complessivamente i residenti a forte rischio sono 18.198. Sommando i dati del pericolo frane e di quello alluvioni, sono 51.747 i residenti che vivono in zone ad elevato rischio, 1 su 9.

Dando uno sguardo ai dati su base comunale, emerge che nel capoluogo gli abitanti che vivono in zone a rischio elevato frane sono 981 e in quelle molto elevato 112 per un totale di 1.093 con un totale di 447 nuclei familiari coinvolti e di 208 edifici sotto attenzione unitamente a 125 imprese; 204 residenti sono a rischio alluvione elevato, 297 a livello medio e 376 basso. A Cassino sono 2.500 i residenti in zone a pericolosità molto elevata ed elevata per le frane (186 rischio alluvioni elevato), a Piedimonte San Germano 899, a Sora 2.373 (19.688 abitanti a rischio alluvioni tra livello elevato, medio e basso), ad Alatri 782, a Veroli 1.780, a Fiuggi 1.610, a San Donato Val di Comino 1.476, a Cervaro 1.319, a Piglio 1.331, a Serrone 1.172, a Sant'Elia Fiumerapido 1.048.

Sotto i mille, tra i comuni più popolosi, Pontecorvo con 569 con, però, 1.116 residenti a rischio alluvione elevato e medio, Ceccano con 323 con 1.540 residenti a rischio alluvioni elevato e medio, Ferentino con 301 e Isola del Liri con 218 ma 2.989 a rischio alluvioni tra il livello elevato, medio e basso. Il problema è rappresentato da un uso scriteriato del territorio e dalla mancanza di manutenzione di fossi e corsi d'acqua, come anche delle zone boschive. E spesso ciò ha determinato situazioni di rischio connesse a incendi ed esondazioni.

Senza dimenticare, peraltro, le grandi polemiche sulle costruzioni abusive. Gli ambientalisti, sovente, lamentano l'assenza di controlli e sanzioni contro l'abusivismo. Anche se, negli ultimi, anni, con una serie di protocolli tra le procure e gli enti locali, si è cercato di dare attuazione agli abbattimenti di immobili abusivi. L'appello è per la manutenzione del territorio e dei corsi d'acqua. Gli osservatori più attenti hanno notato che, in alcuni casi e non da oggi, si è costruito sugli alvei dei fiumi con conseguenti gravi rischi di smottamento e deviazioni dei fiumi. Tantissimi i corsi d'acqua declassati negli anni. Ciò ha determinato che, a volte, i 150 metri nei quali non si può costruire sono stati ridotti a 100 se non a 50. In altri casi i Comuni, invece, hanno chiesto l'eliminazione del vincolo. Per non parlare poi delle scelte di intubare e costruire sopra i corsi d'acqua.