Tra i residenti di via Gelsi cresce l'attesa per conoscere l'esito della perizia geologica sullo stato del versante collinare di San Casto che dall'anno scorso è soggetto al distacco di grossi massi, una situazione di pericolo che non fa dormire sonni tranquilli ai cittadini che abitano questa zona del centro storico. Due i massi caduti in nove mesi, fortunatamente in entrambi i casi si è registrato solo un grande spavento, ma nessun danno alle persone.

Il dirigente del settore tecnico del Comune di Sora, l'ingegner Tommaso Michele Secondini, ha spiegato quali saranno i prossimi passi l'amministrazione intende compiere per arginare il rischio di ulteriori distacchi: «Il geologo incaricato ha consegnato la relazione geologica. Adesso procederemo con una stima dei costi per quanto riguarda gli interventi necessari e poi manderemo il tutto alla Regione Lazio per richiedere il relativo finanziamento. Nel frattempo, l'area è stata messa in sicurezza con un'ordinanza che dispone la chiusura del tratto di strada interessato da pericolo di caduta massi e il divieto di utilizzare le abitazioni che si trovano a ridosso del pendio in via Gelsi».

Il Comune si è attivato anche informando dell'accaduto la protezione civile regionale. La paura è stata grande la sera del primo maggio scorso, quando un grosso masso si è staccato dalla collina ed è venuto giù. Ha terminato la sua spaventosa corsa a soli duecento metri dal punto in cui un altro masso è caduto nell'agosto 2022. Il campetto della curia vescovile è rimasto chiuso in questi mesi proprio a causa del masso caduto l'estate scorsa. Che è ancora lì. Sabato scorso, invece, la ditta incaricata dal Comune ha provveduto a frantumare con un martello demolitore quello che si è abbattuto in via Gelsi e a rimuovere i detriti. L'accesso alla strada è stato chiuso con uno sbarramento più resistente di quello sistemato subito dopo la caduta del masso, che qualcuno aveva facilmente aperto per passare, evidentemente senza comprendere il reale pericolo della situazione.