È stato condannato a due anni per lesioni volontarie gravissime con l'accusa di aver investito volontariamente un siriano con il quale aveva discusso qualche giorno prima.
Così ha deciso il giudice monocratico Daniela Possenti del tribunale di Frosinone giudicando su un episodio di cronaca verificatosi nel quartiere Scalo del capoluogo alla vigilia del ferragosto del 2017.

Il giudice monocratico ha inflitto due anni a Dritan Peqi più una provvisionale di 10.000 euro, subordinando la sospensione della pena al pagamento della provvisionale entro 90 giorni. Il siriano si è costituito parte civile attraverso l'avvocato Nicola Ottaviani.
Secondo la ricostruzione della procura, l'investimento sarebbe una vendetta in seguito a una discussione avvenuta tra i due nel bar gestito dal siriano.

L'albanese, così come ricostruito dalle indagini, sarebbe entrato nel bar qualche giorno prima e avrebbe preso per il collo una cameriera del bar, chiedendogli di licenziare la ragazza. Il siriano avrebbe opposto un rifiuto, invitando l'albanese a uscire dal locale.
Qualche giorno dopo, nei pressi del bar dell'uomo si è verificato l'investimento. L'esercente stava scaricando della merce per il bar quando è stato centrato in pieno da una vettura il cui conducente è poi fuggito. La vittima aveva riportato la frattura di una gamba e aveva trascorso una quarantina di giorni in ospedale.

Qualche giorno dopo, l'investitore si era costituito in questura, accompagnato dall'avvocato Riccardo Masecchia. In questura aveva ammesso il litigio con l'investito nei giorni precedenti al fatto, ma aveva sostenuto che l'investimento era stato causato da una disattenzione. Aveva raccontato di aver notato l'uomo e di avergli fatto dei gestacci e, così facendo, aveva perso il controllo del mezzo. Tesi sostenuta anche in aula. Dove, al contrario, l'accusa ha insistito sul litigio e sulla volontà di regolare i conti in quel modo dopo l'accesa discussione.

Stando a quanto ricostruito dalla questura, il conducente dell'auto lo aveva colpito all'altezza delle gambe, cercando di colpirlo ancora ingranando la retromarcia a forte velocità, ma la vittima aveva trovato riparo tra le auto in sosta. Mentre l'altro era fuggito non prima di aver danneggiato un'altra auto. Una fuga che l'albanese aveva giustificato per la paura di subire delle ritorsioni da parte degli amici del ferito che si erano avvicinati per soccorrerlo e avevano poi richiesto l'intervento del 118 e delle forze dell'ordine.
Nel corso delle indagini erano state visionate anche le immagini di alcune telecamere della zona per ricostruire i particolari dell'investimento. Quindi, il caso è stato definito, almeno per il primo grado, con la condanna dell'investitore.