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L'anniversario

Padre Angelo Cerbara, dai monti Lepini una storia di servizio e dedizione

Nato nella città di Gavignano, religioso della Congregazione dei Chierici Regolari di Somasca, è stato il primo Cappellano Militare caduto in guerra

Padre Angelo Cerbara, dai monti Lepini una storia di servizio e dedizione

La città di Gavignano, arroccata sulle belle montagne laziali, ha dato i natali, il 1° maggio 1888, a padre Angelo Cerbara, religioso della Congregazione dei Chierici Regolari di Somasca, primo Cappellano Militare caduto in guerra.

Il giovanissimo Angelo fu ordinato sacerdote il 28 marzo 1914 e a seguito della Legge n. 2532 del 7 giugno 1875 che imponeva la coscrizione obbligatoria anche ai sacerdoti, ai religiosi, ai novizi e ai seminaristi, proibendo loro di svolgere qualsiasi attività religiosa presso i Reparti, nell'imminenza dell'entrata in guerra dell'Italia, nella Prima Guerra Mondiale, fu richiamato alle armi il 14 marzo 1915 con il grado di Sergente di Sanità, visto che aveva già adempiuto agli obblighi di leva nel 1908/1909, ed era già stato impegnato nella Guerra di Libia nel 1911/1912.

Il 12 aprile 1915 il Generale Luigi Cadorna, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano, cogliendo l'attesa dei soldati, il cui sentimento religioso reclamava la presenza del prete, quindi del Cappellano Militare, e convinto che tra i soldati fosse elemento di equilibrio e di conforto non solo per i malati, i feriti e i moribondi, ma per tutti i combattenti assegnò il Cappellano Militare a ogni Reggimento delle varie Armi, ai Corpi dell'Esercito e alle navi dell'Armata (Marina), anticipando l'autorità governativa e religiosa, scrisse: È intendimento di questo Comando che sia estesa l'assegnazione di un Ecclesiastico a ciascuna (…) unità. Il Ministero della Guerra, in pochi giorni, nominò 700 Cappellani Militari.

La Sacra Congregazione Concistoriale indicò e Papa Benedetto XV il 1° giugno 1915 nominò quale Vescovo di Campo mons. Angelo Lorenzo Bartolomasi, Vescovo titolare di Derbe e ausiliare del card. Agostino Richelmy, arcivescovo di Torino. Tra i compiti di mons. Bartolomasi c'era quello di scegliere i sacerdoti da nominare Cappellano Militare, dei 700 precedentemente nominati da Cadorna 89 furono dichiarati non idonei e quindi cassati dalla Curia Castrense. Dei 2070 Cappellani Militari impegnati in quel periodo di guerra, padre Angelo è tra i primissimi giovani sacerdoti a chiedere di poter accompagnare, per assisterli, i soldati al fronte e così nominato Tenente Cappellano Militare sarà il primo a pagare il prezzo più alto per Dio e per la Patria (pro Deo e pro Patria o come altri ripetevano pro Aris et Focis).

Assegnato al 60° Reggimento fanteria della Brigata Calabria versò giovanissimo il suo sangue nell'adempimento del dovere verso la Patria, donando la vita per amore di Dio e dei fratelli: morì a Col di Lana (oggi in provincia di Belluno a quei tempi contea principesca del Tirolo – Impero d'Austria) il 23 ottobre del 1915, ad appena 27 anni e mezzo di vita e 1 anno e sette mesi di sacerdozio.

Il giorno precedente, mentre prestava assistenza spirituale, sacramentale, morale e materiale ai soldati impegnati al fronte, fu colpito da una scheggia di granata a mano che penetrò nel cranio dalla regione orbitaria sinistra all'occipite; raccolto ferito dal giovanissimo Cappellano Militare don Giuseppe Ricciotti del 59° Reggimento fanteria Calabria e portato al Pian di Salesei, sotto Livinallongo, all'Ospedaletto da campo, padre Angelo, fu assistito inizialmente da un prete-soldato e poi dal confratello Guglielmo Turco, chierico dei Somaschi e Caporale di Sanità, e dal Cappellano Militare don Costantino De Santis.

Padre Angelo è esempio di coraggio e di abnegazione, fonte di ispirazione per chi, come lui, dedito al Ministerium pacis inter arma, porta la presenza di Dio dove è più necessaria e la vita è più difficile.

La figura storica di questo sacerdote è stata al centro di una commovente giornata di commemorazione e di ricordo, voluta dai Cappellani Militari della XI° Zona Pastorale Interforze Abruzzo e Molise dell'Ordinariato Militare per l'Italia in collaborazione con la locale Pro Loco, che ha sempre tenuto viva la memoria del suo giovane concittadino. L'evento si è tenuto lo scorso 3 maggio ed ha reso il giusto tributo ad un "gigante nell'umanità e nella fede in tempo di guerra", nel 135° anniversario della sua nascita.

Il fitto programma di appuntamenti è iniziato con la solenne celebrazione Eucaristica presieduta dal Vicario Generale Militare Mons. Sergio Siddi, concelebrata dal Presbiterio Castrense, a seguire la commemorazione e la resa degli onori militari presso la tomba di famiglia, dove è sepolto padre Angelo: le note del silenzio e il canto Signore delle Cime, da parte dei Cappellani Militari, ha reso il momento particolarmente emozionante. Il successivo tavolo di studio dal titolo "Padre Angelo Cerbara: intimamente solidale con il contesto storico, sociale ed ecclesiale del suo tempo", ha permesso di approfondire l'intreccio degli eventi del periodo storico con la vita di padre Angelo, così da cogliere la testimonianza della vita e lo spessore delle opere del sacerdote eroe, insignito una prima volta di Medaglia d'Argento nel mese di agosto e poi di nuovo nel mese di ottobre a seguito dell'eroica morte. La motivazione riportata nel conferimento della seconda Medaglia d'Argento recita: "Sprezzando il fuoco violento di artiglieria e fucileria prestava i conforti della fede e della religione ai numerosi feriti del suo reggimento. mirabile esempio di sacerdote e di soldato, nell'esercizio della sua alta missione lasciava la vita sul campo dell'onore".

Don Giuseppe Graziano, Cappellano Militare nel Molise, ha voluto sottolineare come padre Angelo sia oggi, nel vivo del cammino sinodale della Chiesa, più che nel passato, posto a modello insieme ad altre figure di insigni Cappellani Militari come don Angelo Roncalli (divenuto poi Papa Giovanni XXIII), don Edoardo Gilardi (primo Cappellano Militare decorato in combattimento), don Giulio Facibeni (per l'assistenza ai figli dei soldati impegnati in guerra), padre Reginaldo Giuliano (caduto in Africa insieme ai suoi soldati), don Giovanni Minozzi (con la creazione delle case del soldato), don Carlo Gnocchi (per l'assistenza dei mutilatini), padre Giovanni Brevi (Cappellano del 9° Reggimento Alpini, fatto prigioniero e condotto nei campi di concentramento in Russia, rientrò in Patria il 14 gennaio 1954) e tanti altri "perché all'origine del Ministerium pacis inter arma nella Chiesa".

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