Il pericolo di caduta massi in via Gelsi resta elevato, tanto che la ditta incaricata dal Comune ha posto una doppia rete metallica per chiudere l'accesso alla strada, dal numero civico 1 fino al civico 11, come indicato dal sindaco Luca Di Stefano nell'ordinanza firmata il 2 maggio scorso all'indomani del distacco di un grosso macigno dalla collina che sovrasta il centro storico, masso che ha arrestato la sua terrificante corsa in via Gelsi dove fortunatamente in quel momento non passava nessuno.

La stradina è stata subito interdetta al passaggio di persone e mezzi con due transenne che però non sono bastate. Alcuni giovani sono stati visti in pieno giorno spostare le transenne e inoltrarsi nel tratto pericoloso; i residenti della zona hanno segnalato il fatto alla polizia locale e al sindaco. Da qui la decisione di rinforzare lo sbarramento che impedisce l'accesso in via Gelsi con la doppia protezione installata ieri.
E sempre ieri la ditta incaricata ha provveduto anche a sistemare le tegole pericolanti del tetto dell'edificio che nella serata del primo maggio è stato sfiorato dal masso in caduta libera.

I residenti hanno salutato favorevolmente l'intervento di tecnici e operai in via Gelsi, ma attendono con trepidazione di conoscere l'esito della perizia geologica che è stata richiesta a un professionista che il 3 maggio scorso ha eseguito un sopralluogo sul versante collinare interessato dal distacco di rocce.

Si attende la sua relazione per fornire ai cittadini della zona risposte puntuali, ma anche per informare la Regione Lazio, già avvisata di quanto accaduto, che a sua volta attende una stima dei danni e un preventivo di spesa per mettere in sicurezza il versante della collina di San Casto, dove già nell'agosto dell'anno scorso si registrò il crollo di un masso che cadde nel campetto di calcio della vicina curia vescovile.
Dopo soli nove mesi un nuovo crollo a ducento metri di distanza dal primo. Un allarme che negli ultimi giorni ha infiammato anche il clima politico in città.