Spaccio alla villa comunale, inchiesta chiusa. Ora si attende la richiesta di rinvio a giudizio e la fissazione dell'udienza preliminare.
L'indagine è quella relativa alle contestate continue cessioni di droga all'interno della villa della città martire, pure ai minorenni. Ed è questa una delle aggravanti contestate dalla procura ad alcuni dei nove stranieri (molti egiziani e un gambiano), coinvolti insieme a un trentaquattrenne di Cassino.

Per due dei cittadini extracomunitari - che nel frattempo hanno raggiunto l'Emilia Romagna e altre zone del Nord Italia - è stata applicata la misura cautelare, una ai domiciliari e una in carcere. Le altre misure riguardano divieti e obblighi di dimora nel territorio di Cassino. In realtà le richieste di misura cautelare erano state avanzate nei confronti di tutti i soggetti, due dei quali poi risultati non destinatari di provvedimenti. Nelle scorse ore, poi, su richiesta dell'avvocato Matteo Salvatori, è stata revocata la misura a cui era sottoposto il suo assistito, un ventiquattrenne egiziano.

Le contestazioni
A pesare e non poco nelle contestazioni della procura, che ha affidato gli accertamenti ai carabinieri di Cassino, proprio le cessioni a ragazzi minorenni. Secondo gli inquirenti, infatti, nel market a cielo aperto della villa comunale della città martire tra il via vai di clienti più o meno abituali c'erano anche adolescenti. Piccoli quantitativi di hashish, cocaina ed eroina smerciati con costanza. Reati che sarebbero stati commessi tra il 2020 e 2021, prevalentemente nella zona centrale di Cassino, proprio ridosso della villa comunale.

Sarebbe stato questo il passaggio fondamentale: l'attività - a dir poco fiorente - sarebbe stata ben piazzata nel cuore della città, per facilitare scambi e accordi: piccole dosi a ogni ora e di ogni tipo, con segnali convenzionali per "aprire" le saracinesche dei "negozi a cielo aperto" e concludere la trattativa.

A supporto delle ipotesi investigative alcune chat sia WhatsApp che Telegram, oltre alle "classiche" intercettazioni telefoniche e ai pedinamenti.
Ora gli indagati -rappresentati dagli avvocati Matteo Salvatori, Emiliano Mignanelli, Diego Troiano, Ernesto Cassone, Elisabetta Nardone e Giuseppe Caldarola - potranno chiedere di essere ascoltati o produrre memorie.