"Via dall'Italia", "Restate nei vostri Paesi", "Non siamo il vostro ricettacolo", "Date solo fastidio", "Rimanete a casa vostra", "Basta Islam", "Non voglio islamici in Italia". Sono alcuni dei messaggi che una professoressa di 52 anni di Frosinone postava su Facebook.
L'insegnante è ora finita sotto processo con l'accusa di diffamazione aggravata dall'odio razziale. Odio riversato - secondo la denuncia presentata da due vicini di casa della donna - verso gli immigrati di religione islamica.
Alla lettura di quei post, infatti, i vicini della donna, una famiglia composta da moglie e marito, immigrati tunisini di religione musulmana, si è sentita colpita e ha presentato una denuncia. Da lì è stato aperto un procedimento a carico della donna per il reato di diffamazione aggravata dall'odio razziale. Procedimento che ha portato la professoressa a doversi difendere dalle pesanti accuse in un'aula, sicuramente meno congeniale per lei rispetto a quella di una scuola, di giustizia.
Ieri mattina, l'imputata, difesa dall'avvocato Giampiero Vellucci, ha reso alcune dichiarazioni davanti al giudice monocratico del tribunale di Frosinone Aurora Gallo. La docente si è difesa sostenendo di essere una seguace di Matteo Salvini e di averne voluto in questo modo appoggiare le politiche leghiste contro un'immigrazione definita indiscriminata. Ha sostenuto di essersi limitata a esprimere giudizi di natura politica contro l'immigrazione, ribadendo più volte di riconoscersi nelle politiche salviniane in materia di asilo e accoglienza e di non essere mai andata oltre il suo pensiero.
Davanti al giudice la prof ha insistito nel sostenere di non avercela con nessuno in particolare tantomeno con i due denuncianti vicini di casa.
In modo particolare l'insegnate si è scagliata contro gli immigrati di fede musulmana, rappresentando, a suo dire, il grosso dell'immigrazione irregolare in Italia. Li ha accusati di essere "la rovina dell'Italia" insistendo con la posizione che debbano essere respinti direttamente alla frontiera e di non volere in Italia immigrati di fede islamica.
Tuttavia tutti quei post, ma anche alcune frasi udite di persona nello stabile, hanno finito con l'indignare i vicini di casa, moglie e marito tunisini. Questi ultimi si sono, a diri poco, risentiti e, stanchi di leggere e sentire quelle frasi, ritenute di contenuto razzista, hanno deciso di presentare la denuncia e anche di costituirsi parte civile nel processo, attraverso l'avvocato Emanuele Incitti.
Nel corso delle precedenti udienze sono stati ascoltati in tribunale come testimoni anche altri vicini nonché gli stessi denunciati che hanno confermato le accuse, parlando anche di insulti e urla ricevuti personalmente in aggiunta ai post incriminati scritti e pubblicati sul profilo Facebook della cinquantaduenne.
Dopo le dichiarazioni dell'imputata, l'udienza è stata aggiornata al 26 ottobre in vista delle conclusioni delle parti e della sentenza.