Sinergia. È questa la parola chiave sulla quale declinare la sanità del futuro. Nella prospettiva di uno sforzo comune tra pubblico e privato, con l'imperativo categorico di migliorare la qualità dell'offerta. Un modello che può partire proprio dal Basso Lazio, come dimostra il Forum promosso qualche giorno fa dal Gruppo Giomi, nella persona del presidente Emmanuel Miraglia, presso la sala conferenze dell'Istituto Traumatologico Marco Pasquali, l'Icot di Latina. Al convegno hanno partecipato, tra gli altri, il preside della facoltà di Medicina de La Sapienza Carlo Della Rocca, i senatori Nicola Calandrini e Franco Zaffini, rispettivamente presidente della commissione bilancio e della commissione sanità di Palazzo Madama, l'assessore regionale alle finanze Giancarlo Righini.

Lo scenario
La sanità laziale negli ultimi anni ha dovuto fare i conti con lo "tsunami" legato alla pandemia. Ma molte emergenze sono rimaste tali. E infatti il Governatore Francesco Rocca ha voluto trattenere la delega alla sanità proprio per cercare di dare una scossa. Di "cambiare verso" si sarebbe detto qualche anno fa. Le file ai Pronto Soccorso, i tempi biblici delle liste di attesa, la necessità di intervenire sia sul piano dell'edilizia che su quello delle prestazioni, le difficoltà economiche, finanziarie ma pure logistiche sono tutti elementi che vanno tenuti in considerazione.

E la soluzione a portata di mano potrebbe essere rappresentata dal ruolo di una sanità privata che ha tutte le carte in regola per dare un supporto operativo e di qualità a quella pubblica. Nell'interesse dei cittadini-utenti. In un contesto di cooperazione. Non si tratta di un percorso semplice e neppure rapido, ma il momento giusto è esattamente questo. Specialmente nelle province del Lazio, schiacciate dalla logica romanocentrica. Latina e Frosinone possono invertire la rotta.

A tracciare la rotta è stato Emmanuel Miraglia, presidente del gruppo Giomi. Rilevando: «Ci sembra che l'approccio alla materia sanitaria stia cambiando, che non sia più teologico ma piuttosto empirico, e che il diritto alla sanità sia un valore acquisito, ma è la qualità del servizio che offriamo agli utenti a fare la differenza. Se questa è la strada che la nuova governance della Regione Lazio vuole seguire, noi ci mettiamo a disposizione, perché il nostro obiettivo è risolvere i problemi concreti».

Le opzioni
Il punto fermo è rappresentato dal fatto che il pubblico deve mantenere la centralità, sia nella fase organizzativa che in quella della programmazione. Stabilendo regole alle quali il privato deve adattarsi. Oltre che rispettare naturalmente. Detto questo però, è evidente che il privato potrebbe rappresentare un valore aggiunto. Sempre Miraglia: «L'Icot ha un Pronto Soccorso monospecialistico, ma la presenza dell'Università ci consentirebbe di cambiare e di aprirci a nuove specialità.

Sulle liste di attesa abbiamo un progetto elaborato da oltre un anno e che avevamo presentato alla Regione, ma senza ottenere mai risposta». Ma pensiamo anche alle liste di attesa e ad una "mobilità passiva" che rappresenta un macigno per molte Asl. Evidente che effettuare un'apertura pure sul versante di una prospettiva universitaria, aprirebbe delle possibilità importanti. L'elenco lo ha fatto Emmanuel Miraglia: «Stiamo parlando di Tac, di Risonanza Magnetica oncologica, e di screening oncologici che in passato venivano effettuati a Latina e che adesso sono invece concentrati su Roma. A questo possiamo aggiungere un progetto per la Medicina molecolare e le attività protesiche. E aggiungo che grazie alla presenza dell'Università oggi l'Icot dispone di un reparto Acuti, di un Hospice, di un Centro di Riabilitazione, un Centro Dialisi, un Centro Iperbarico, un Reparto Utic e uno di Terapia Intensiva per la Cardiologia».

C'è poi un altro aspetto. Il debito sanitario regionale ha una conseguenza diretta: la pressione fiscale non scende. In altre parole: sono i cittadini a pagare il conto. E la beffa è rappresentata spesso dalla qualità (e dai tempi) dei servizi. Anche sotto questo punto di vista la sinergia e la cooperazione tra pubblico e privato potrebbe soltanto migliorare la situazione. Se non ora quando?