Ha chiamato il 112 per denunciare di esser stato costretto a fare da vedetta in una piazza di spaccio di via De Mattias.
È stato così che i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Frosinone, mercoledì mattina, hanno arrestato con l'accusa di "detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio" il trentenne del capoluogo, Vincenzo Gentili, per il quale il gip ha disposto i domiciliari dopo l'udienza di convalida.

I militari hanno denunciato, il trentenne di Ceccano, che li aveva chiamati, per concorso nel medesimo reato.
A seguito della perquisizione domiciliare, venivano sequestrati 31 involucri di cocaina per un peso di 13,5 grammi, 4 pezzi di hashish, per un totale di 20,1 grammi, nonché 560 euro, di cui 350 sotto un casco. Stando alle accuse, lo stupefacente veniva rinvenuto nel bagno, all'interno di un marsupio, mentre il trentenne tentava di disfarsene. Sequestrati anche dei foglietti manoscritti con nominativi e cifre, ora all'attenzione dei carabinieri, oltre a un micro telefono cellulare.

Il ceccanese, difeso dagli avvocati Claudia Padovani e Giuseppe Spaziani, ha riferito di essere andato nella zona Scalo, domenica pomeriggio, e di esser rimasto nell'appartamento fino a mercoledì a bere con un gruppo di amici. Finché, secondo il suo racconto, non sopraggiungeva l'arrestato che gli avrebbe ordinato di collaborare nella vendita dello stupefacente, intimandogli di fare la vedetta alla finestra, h24, senza remunerazione, per avvertire in caso di arrivo delle forze dell'ordine.

Stando alle accuse, al primo piano dello stabile avveniva l'attività di spaccio, all'interno di un appartamento dell'Ater, praticamente vuoto, difeso con una porta blindata e rinforzato con dei bastoni. Nel portone era stato praticato un foro largo come una pallina da tennis per favorire il passaggio dei soldi e dello stupefacente, in modalità protetta.
Il ceccanese ha dichiarato ai carabinieri di esser stato percosso con pugni e calci, in modo particolare da una terza persona, che lo feriva con una coltellata a una coscia, provocandogli un taglio giudicato guaribile in venti giorni.

Il ceccanese ha sempre sostenuto di esser stato costretto a rimanere nell'appartamento e di aver avuto paura a uscire perché, a suo dire, al portone era presente Gentili. Per uscire ha deciso di chiamare il 112 e così una pattuglia si portava in zona dove riusciva a entrare grazie a un altro condomino nel cui appartamento si rifugiava il frusinate, prima di essere arrestato.
All'udienza di convalida, ieri mattina davanti al gip Ida Logoluso, Gentili, assistito dall'avvocato Luigi Tozzi, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il magistrato ha convalidato l'arresto e ha disposto per gli arresti domiciliari.