L'aria è quella della festa: passa la processione del Santo patrono, non mancano le tradizionali bancarelle, i palloncini, i consueti saluti tra persone che si ritrovano lungo le strade del centro in questa giornata. Sfilano dietro a San Sisto le confraternite, i gruppi combattentistici, i fedeli con i ceri, il sindaco con gli amministratori, le delegazioni dei paesi viciniori.
E, in conclusione, ecco quei ragazzi che intendono ricordare, davanti a tutta la comunità, il dramma del 30 gennaio scorso. Sono i familiari, i parenti e gli amici di Thomas.

Si mettono ordinatamente e in maniera rispettosa in coda, sono in assoluto silenzio e portano uno striscione che ricorda il ragazzo. «Nessuno muore mai completamente. Qualcosa di lui rimane sempre vivo dentro di noi. Ciao, Thomas!», è la scritta che campeggia accanto ad un volto stilizzato del ragazzo, sempre sorridente.
Poco prima del corteo sacro, il vescovo diocesano, Monsignor Ambrogio Spreafico, aveva fatto cenno alla violenza che pervade la nostra società e, nell'omelia pasquale, lo stesso presule aveva invitato a non dimenticare il diciannovenne, rifiutando la logica dell'egoismo e dell'io individuale.

In processione, la gente invoca la protezione del patrono e scandisce a gran voce il nome del Santo, applausi e commozione, anche qui come sempre.
Arrivano i giovani e lo striscione per Thomas: gli applausi ripartono, ad ogni angolo del percorso, scende qualche altra lacrima, segno che la gente non ha dimenticato, non vuole dimenticare.
Il corteo si avvia a risalire tra due ali di folla verso la Cattedrale: anche i giovani completano il loro cammino e, giunti a conclusione, si abbracciano e stringono nel nome di Thomas.
La statua di San Sisto rientra, la festa prosegue per il resto della giornata, ma rimane nell'aria quell'eco forte che, ancora una volta, è arrivata a tutti: fateci sapere cosa è successo quella sera di fine gennaio.