Nei primi tre mesi del 2023 nel Lazio quattro persone su dieci hanno riscontrato ritardi sulle prestazioni sanitarie erogate dall'Azienda sanitaria locale. A renderlo noto la Cgil Roma e Lazio, che ha effettuato un'indagine sull'accesso alle cure nei tempi previsti dalla legge, per gli esami diagnostici con classe di priorità B, vale a dire da effettuare entro dieci giorni. Tra quelle in coda alla classifica delle dieci Asl della regione, l'Azienda sanitaria di Frosinone, dove, nel mese di marzo, è stato effettuato soltanto il 57,4% delle prestazioni prenotate con priorità "Breve". Peggio soltanto le Asl Roma 2 e Roma 4, che hanno raggiunto rispettivamente il 51,7% e il 44,5%. Ma la situazione non è delle migliori neanche nelle Asl Roma 5 e Roma 6, in cui le prestazioni effettuate rispetto alle prenotazioni non raggiungono il 60%.
Un quadro generale, dunque, che risulta preoccupante e per il quale il sindacato, nei giorni scorsi, ha lanciato un monito: «È urgente che il presidente Rocca convochi le organizzazioni sindacali sul Servizio sanitario regionale per mettere in campo tutte le azioni necessarie per il rafforzamento di servizi pubblici, aumento del personale, della qualità e della quantità delle prestazioni sanitarie e per l'abbattimento dei tempi di attesa». Quello delle liste d'attesa nell'ambito della sanità pubblica, comunque, è un problema non certo nuovo e, derivando da una serie di concause, una matassa non facile da sbrogliare.
La Asl di Frosinone, però, sta cercando di farvi fronte, analizzando i motivi dei ritardi e studiano le possibili soluzioni. «È un problema che sappiamo esserci in tutta Italia e che è stato aggravato anche dalla interruzione causata dal Covid - spiega il direttore generale della Asl di Frosinone Angelo Aliquò - Chiaramente non si possono azzerare le liste d'attesa, ma proprio in questi giorni stiamo lavorando su questo, anche rispetto alle indicazioni della Regione. Stiamo "ripulendo" i dati delle liste, in quanto in esse sono presenti prenotazioni che non hanno motivo di esistere e che, quindi determinano ritardi».
Le liste d'attesa risultano, infatti, allungate, ad esempio, da prenotazioni duplicate o da prestazioni prenotate ma non più necessarie. Uno dei fattori determinanti, poi, è la mancata disdetta da parte dei pazienti per visite prenotate alle quali non si presentano. La Asl di Frosinone, infatti, come spiegato da Aliquò, stima che tra il 30 e il 40% dei pazienti attua questa condotta, tenendo inutilmente occupati spazi di prenotazione per prestazioni che poi, di fatto, non vengono svolte.
«Chiaramente - aggiunge il direttore generale - ci sono anche problemi organizzativi interni ai quali dobbiamo fare fronte. Stiamo provando ad applicare in modo più dinamico le procedure di prenotazione, cercando innanzitutto di limitare i ritardi dovuti alla pratica per la quale i medici ospedalieri rimandano i pazienti dai medici di base per le prenotazioni delle visite di controllo, facendo sì che questi debbano ricominciare l'iter. Tali visite, poi, devono essere effettuate entro dei termini da rispettare e non rimandando come se fosse un problema soltanto del paziente. Siamo noi a dovercene fare carico. Con i sindacati che rappresentano i medici - continua Aliquò - stiamo lavorando a ritmo abbastanza serrato per cercare di trovare soluzioni e tutti questi problemi. Poi è chiaro che ogni specialità ha bisogno di un ragionamento diverso, perché alcune sono maggiormente interessate dai ritardi rispetto ad altre. Non risolveremo tutto - conclude - ma penso che apporteremo un importante miglioramento».