Sognava un mondo senza violenza e chiedeva a tutti di contrastare il male cominciando dal cambiamento di se stessi, scelta così poco praticata ai nostri giorni. Giovedì sera ho visto tanta gente che veniva a pregare davanti a Gesù, dopo aver celebrato la Messa che fa memoria dell'ultima cena. Ho visto nel cuore di ognuno un bisogno profondo di nutrire lo spirito, l'animo, la nostra umanità fragile e impaurita, a volte smarrita e distratta, in un mondo che mette fretta, dove non c'è tempo per fermarsi, ascoltarsi, guardare in faccia gli altri con amore, non accontentandosi di farlo sui social.

Chi vive così resta prigioniero di sensazioni e soddisfazioni passeggere: oggi, infatti, si rimane spesso indifferenti al dolore degli altri, all'abbandono degli anziani, alla violenza che s'impadronisce del cuore di giovani o di adulti. Quando Gesù apparve ai discepoli e alle donne, mostrò le ferite della croce. All'apostolo Tommaso, che aveva da fare ed era arrivato tardi, disse: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani, tendi la mano e mettila nel mio fianco, e non essere incredulo, ma credente» (Giovanni 20,27). La Pasqua è una vita che è passata attraverso la sofferenza e la morte. Per questo sembra non appagare il sentimento. Eppure è il cuore della vita cristiana! Da lì comincia tutto! In un mondo dove la violenza è di casa – ricordiamo l'uccisione di Thomas ad Alatri o le risse nelle nostre città – dove la guerra sembra accettata come fatto normale e necessario, dove l'io individuale e di gruppo ha preso il sopravvento, la vicenda di Gesù appare come uno scandalo, uno spartiacque: Egli ha detto "basta", quando i suoi amici volevano difenderlo con la spada. Solo il rifiuto della violenza aiuta a vivere insieme, a volersi bene come amici.

Dalla croce Gesù, guardando la madre Maria e il discepolo Giovanni, li affidò l'una all'altro: «Donna, ecco tuo figlio… Figlio, ecco tua madre! E da quell'ora il discepolo la prese con sé». Così può essere la nostra vita, se impariamo ad accoglierci l'un l'altro con affetto e senza giudicarci. E, dopo la Resurrezione, Gesù apparve ai discepoli dicendo: «Pace a voi!». Pace! La invochiamo per l'Ucraina, per la Terra Santa, per l'Africa, per il mondo, ma impegniamoci a costruirla cominciando da dove siamo. Forse non ci riusciremo da soli: lasciamoci guidare dalla Parola di Dio, leggiamola, meditiamola. Il Vangelo ci donerà la forza del Risorto. È questo l'augurio che faccio a tutti voi, con affetto e amicizia.