La pistola, un revolver calibro 38, trovata a Corviale nell'abitazione del verolano Daniele Viti, è risultata essere oggetto di furto. L'arma, da cui sarebbe partito il colpo che ha ucciso il cinquantaquattrenne Andrea Fiore nella notte tra il 26 e 27 marzo, era stata rubata a febbraio del 2021 nell'abitazione di un cacciatore vicino Aprilia. La denuncia era stata presentata nella stazione carabinieri di Campo Verde.

La pistola è stata trovata durante la perquisizione dagli agenti della polizia nella cappa della cucina all'interno dell'abitazione in via Emilio Quadrelli, occupata da un paio di settimane da Viti e dalla compagna. Viti si trova tuttora nel carcere di Regina Coeli accusato di omicidio in concorso con Danilo Rondoni. Anche quest'ultimo in carcere. Rondoni si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma avrebbe rilasciato dichiarazioni spontanee, in particolare in merito all'arma. Avrebbe sostenuto che la pistola non l'aveva lui.

Daniele Viti, nel corso del suo interrogatorio, avrebbe ammesso che a sparare è stato lui, ma per paura. Il verolano avrebbe confermato di aver raggiunto la zona insieme a Rondoni e, quindi, l'abitazione di Fiore. Rondoni, sempre secondo il racconto di Viti, teneva in mano la pistola, e poi gliel'avrebbe passata a lui. Con l'arma in mano, sempre a suo dire, avrebbe esploso il colpo per paura. Si sarebbe spaventato perché Fiore li avrebbe minacciati con un'ascia. Il complice gli avrebbe detto di sparare ed è partito il colpo che ha freddato il carrozziere. Prima di morire il cinquantaquattrenne aveva chiamato il 112 per chiedere aiuto, ma all'arrivo dei soccorsi per lui non c'era ormai più nulla da fare.

L'omicidio di Fiore, commesso due settimane dopo quello del suo amico Luigi Finizio, sarebbe collegato a una serie di sgarri negli ambienti della criminalità romana, in particolare quelli dello spaccio di stupefacenti. Le indagini proseguono senza sosta. Secondo le accuse Rondoni e Viti, prima dell'agguato a Fiore, avrebbero prelevato un suo vicino che era in strada al telefono, facendolo entrare in macchina e sostenendo che era in corso un'operazione della polizia. Lo avrebbero malmenato e minacciato di morte qualora non avesse collaborato. I due avrebbero chiesto al malcapitato informazioni riguardo il legame tra Andrea Fiore e Gigio, cioè Luigi Finizio.