Rimane nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere Giuseppe Molinaro, il cinquantacinquenne di Teano che il sette marzo scorso ha ucciso con quattro colpi di pistola Giovanni Fidaleo di San Giorgio a Liri, e ferito gravemente Miriam Mignano, trentenne di Castelforte. I giudici del Riesame di Roma, ai quali si erano rivolti gli avvocati Paolo Maria Di Napoli e Giampiero Guarriello, difensori del Molinaro, hanno respinto la richiesta di concessione degli arresti domiciliari.

Una decisione che era nell'aria, viste le contestazioni mosse a Giuseppe Molinaro dai magistrati del Tribunale di Cassino. Le condizioni fisiche rimarcate dagli avvocati non sono tali da essere ritenute incompatibili con il regime carcerario ma, soprattutto, i giudici del Riesame non hanno accolto l'altra proposta della difesa, riguardante la concessione degli arresti domiciliari a Busso, in provincia di Campobasso, dove l'indagato ha un fratello, il quale aveva dato la disponibilità ad accoglierlo. Dunque, nessuna novità anche per questo secondo ricorso, visto che il primo fu presentato al Tribunale del Riesame di Napoli, che, come si ricorderà, si è dichiarato incompetente dopo che gli atti dell'inchiesta sono stati trasmessi dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere a quella di Cassino.

Quindi Giuseppe Molinaro si deve rassegnare a subire il regime carcerario, pur se gli avvocati si giocheranno la carta della consulenza psichiatrica. Un'iniziativa che punta decisamente a far valere l'ipotesi secondo cui il Molinaro non avrebbe le capacità di intendere e volere; una tesi che secondo i magistrati cassinati, sinora, non regge, sempre che gli eventuali futuri accertamenti non facciano emergere delle novità cliniche. E sempre il collegio difensivo di Giuseppe Molinaro sta cercando di portare avanti una indagine autonoma sul caso, tesa a chiarire la esatta dinamica dei fatti e non certo in contrasto con l'attività portata avanti dai Carabinieri della Compagnia di Formia e dall'autorità giudiziaria di Cassino.
Intanto i Carabinieri della Compagnia di Formia, guidati dal maggiore Michele Pascale, continuano la loro attività di indagine, tesa a chiarire in maniera definitiva la dinamica della sparatoria avvenuta presso l'albergo termale Nuova Suio, di cui la vittima, Giovanni Fidaleo, era direttore. Miriam Mignano, unica testimone dell'omicidio, continua la sua convalescenza in una casa romana, circondata dall'affetto dei suoi familiari, il cui supporto, in un momento come questo, è fondamentale.