Si sdraiano sulla Casilina all'incrocio, quello su cui insiste il semaforo, uno tra i più pericolosi della "strada della morte". Quattro si spalmano sull'asfalto poco dopo le 21, uno riprende e scatta. L'importante è vincere la sfida, anche se il prezzo da pagare è la vita stessa. Qualcuno interrompe quei momenti di follia, li esorta ad alzarsi ma a nulla valgono le urla e le parole lanciate all'indirizzo di quel gruppo di adolescenti. Il selfie c'è, nessuna vettura è transitata e tra le rimostranze si dileguano. La foto da far girare su gruppi dedicati per vincere la challenge, la sfida, è stata assicurata. Ora si passa a un altro livello. E scatta l'allarme.
L'episodio
I primi a notare quei corpi esili da ragazzini di non più di 14 anni (almeno dalla descrizione) sono stati dei clienti di un hotel di Piedimonte che si trova a pochi metri dall'incrocio. Rientrando nella struttura riferiscono a un dipendente un fatto gravissimo. E il receptionist, un ragazzo del posto di poco più di vent'anni, si affaccia e cerca di dissuadere quel manipolo di ragazzini annoiati, invitandoli ad alzarsi immediatamente: risate e insulti, come risposta. Il dipendente dell'hotel San Germano conosce bene la pericolosità di quel tratto di strada e sa che pochi minuti possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Un episodio durissimo, che rientra in una delle tante sfide social tra giovanissimi: il "blackout challenge" si impone infatti di replicare e filmare gesti estremi da ricondividere sul profilo personale. Nello specifico si tratterebbe del "planking challenge" - dal termine inglese plank, o tavola, che prevede di sdraiarsi con le braccia distese lungo il corpo nei luoghi più impensabili - di cui al momento sono (purtroppo) note differenti varianti: c'è chi si sdraia in mezzo alla strada, come i ragazzi di Piedimonte - e non molto tempo fa anche del Cremasco - e chi invece si lancia contro le auto in corsa. Unico elemento "necessario", a parte il rischio della vita, è la condivisione sui social dell'intera scena. Per gli adolescenti è un modo per dimostrare il proprio coraggio, nella stessa ottica delle precedenti pratiche: dal "Blue wale" - che impone pratiche dell'orrore in cinquanta giorni, fino alla morte - alla sfida del sale, del penny, del "cracking" alla schiena, dello "spaccateschi", solo per ricordarne alcune. Un modo per essere accettati.
Le indagini
Dopo le urla del receptionist e un post rilanciato su tutti i gruppi locali per avvisare le famiglie, su impulso del sindaco Gioacchino Ferdinandi ieri mattina si è dato mandato ai vigili urbani di estrapolare le immagini dalle telecamere di videosorveglianza che insistono proprio sulla Casilina. E gli agenti del Comando di Piedimonte non hanno perso neppure un minuto: un lavoro delicatissimo, per individuare gli autori del gesto. E cercare di intervenire in modo mirato.
Nessuno può dimenticare il gatto preso a calci proprio a Pieidmonte da adolescenti in cerca di click solo alcuni mesi fa: il sindaco Ferdinandi aveva sottolineato come le istituzioni debbano scendere in campo per capire cosa non abbia funzionato. «Ci dobbiamo sentire tutti chiamati in causa per affrontare la situazione» aveva detto dopo il terribile episodio che aveva coinvolto anche gli animalisti giunti a Piedimonte da tutta Italia. Ora è il caso di rimettersi ancora in gioco.