Spazio satira
L'accusa
02.04.2023 - 10:00
Il tribunale di Latina
Avrebbe presentato un certificato falso per ottenere il porto d'armi. C'è anche un isolano tra le 67 persone per le quali la Procura di Latina ha chiesto il rinvio a giudizio per un filone del processo denominato "Certificato pazzo". I reati ipotizzati sono falso e corruzione. Giovedì mattina, davanti al gip del tribunale pontino Pierpaolo Bortone - il pm Martina Taglione ha chiesto il processo per tutti gli indagati, riportandosi a quanto sostenuto nelle carte dell'inchiesta dal pm Giuseppe Miliano, titolare del fascicolo insieme al Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza. Solo un'imputata ha chiesto il rito abbreviato che prevede la riduzione di un terzo della pena, mentre per gli altri la strada processuale sarà quella ordinaria. Dal prossimo 28 aprile inizieranno a discutere gli avvocati del collegio difensivo. Si prevedono ancora diverse udienze prima della decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio.
L'inchiesta approdata in Tribunale è una tranche del procedimento più corposo che si era già definito e vedeva al centro il medico Antonio Quadrino, il cui iter processuale è stato diverso. A dare concretezza agli elementi raccolti dagli investigatori del Nas anche le immagini di una telecamera installata nello studio del professionista. Gli inquirenti hanno sostenuto che le persone finite sotto inchiesta hanno beneficiato della certificazione psichiatrica rilasciata dal medico ingannando le commissioni mediche e anche l'Inps.
In un caso un reato è stato commesso a Isola del Liri, dove secondo l'accusa uno degli indagati avrebbe indotto in errore i funzionari della Asl per il rilascio del porto di armi.
I certificati servivano per l'assistenza dei portatori di handicap, per le invalidità e in alcuni casi per i procedimenti giudiziari. Dalle indagini è venuto alla luce, ad esempio, che un uomo è riuscito ad evitare il carcere e ottenere i domiciliari oltre ad una pensione di invalidità dall'Inps. All'inizio dell'inchiesta gli indagati erano 126, poi alcune posizioni sono state archiviate dalla Procura e altre stralciate. "In violazione dei principi di imparzialità ed indipendenza cui deve essere improntata l'attività della pubblica amministrazione - avevano osservato gli investigatori - venivano compiuti atti contrari ai propri doveri d'ufficio, consistiti nell'aver rilasciato una falsa certificazione psichiatrica".
L'inchiesta era stata condotta dai carabinieri del Nas. Nelle motivazioni della sentenza del processo "madre", il giudice Giorgia Castriota aveva sottolineato che «le indagini hanno documentato un'attività illecita stabile protratta nel tempo, posta in essere sistematicamente».
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