A Roma è sotto processo per l'omicidio del capo ultrà della Lazio Fabrizio Piscitelli, a Frosinone è a giudizio, invece, per l'omicidio di un albanese a Torvaianica.
L'argentino Raul Esteban Calderon, ieri mattina, era in collegamento dal carcere con l'aula della Corte d'assise di Frosinone dove, dopo due rinvii per motivi tecnici, si è aperto il procedimento relativo all'omicidio del trentottenne Selavdi Shehaj, sulla spiaggia di Torvaianica il 20 settembre 2020. La procura di Roma contesta l'aggravante del metodo mafioso.
Il procedimento è a carico di Calderon, Enrico Bennato, 54 anni, romano, e Giuseppe Molisso, 40 di Napoli, nonché di Guido Cianfrocca, 59, di Frascati e Luca De Rosa, 34, romano.
Gran parte dell'udienza di ieri è stata dedicata alle questioni preliminari e all'ammissione delle prove. La difesa, in modo particolare, ha dato battaglia sulle modalità di acquisizione delle chat criptate avvenute con una triangolazione tra le autorità di polizia francesi, belghe e olandesi.
Il pm Giuseppe Cascini, di fronte alle riserve difensive, ha spiegato che la scelta fatta è stata di clonare il server e deviare il flusso di dati per evitare che, con un altro sistema, si potesse verificare la cancellazione. Terminata l'indagine, è stata l'Europol a condividire i risultati sui cellulari criptati. Inoltre - ha evidenziato il pm - nessuna procura italiana ha aperto procedimenti paralleli con quelle informazioni.
Citati dal pm come testi anche gli investigatori che hanno indagato sull'omicidio di Piscitelli e su eventuali collegamenti tra in due delitti, cosa che ha determinato, anche in tal caso, delle contestazioni dalle difese. Al che il pm ha ribattuto che «l'omicidio si inserisce su un conflitto tra gruppi».
Gli avvocati difensori hanno manifestato perplessità sulla procedura seguita all'estero sull'estrazione dei dati dal database. «Noi non abbiamo capito come si è svolta l'attività investigativa, solo l'autorità francese può riferire su questo», ha spiegato un legale chiedendo l'audizione come testi degli agenti della gendarmeria.
La Corte d'assise, presieduta dal giudice Francesco Mancini (a latere l'altro togato Chiara Doglietto più i giudici popolari), dopo la camera di consiglio, ha escluso dalla lista testi gli agenti stranieri che hanno operato con rogatoria, ma con riserva di una successiva ammissione. Disposta una perizia sulle intercettazioni telefoniche e ambientali.
Sentito poi il primo teste, un brigadiere in forza al Nucleo radiomobile dei carabinieri di Pomezia. Questi ha riferito sul ritrovamento dello scooter Xmax, usato per il delitto, il giorno dopo l'omicidio a Pomezia. Era risultato rubato con denuncia effettuata ai carabinieri della stazione di Torrino Nord. Prossima udienza il 13 aprile.