Nubi nere all'orizzonte per la sanità laziale con la paura di un ritorno al commissariamento. I numeri, dopotutto, non lasciano grande spazio alla speranza: più 200 milioni di perdita nel 2022 e sul 2023 una perdita programmata di 600 milioni. Nel luglio 2020 la giunta Zingaretti aveva cantato vittoria dopo 12 anni di controllo da parte del governo nazionale. Tuttavia oggi, spulciando il bilancio, nel quarto bimestre 2022 si registra un disavanzo di 216 milioni di euro.

Il presidente della Regione Francesco Rocca, qualche giorno fa, a margine del suo intervento programmatico nell'assemblea della Pisana, aveva spiegato che la sanità «è in piano di rientro e non cambia nulla se arriverà o meno il commissariamento da parte del governo, perché si deve affrontare il tema della sostenibilità senza rimanerne schiacciati». Nelle scorse ore, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha rincarato la dose: «Il 20 aprile al Mef c'è una riunione programmata, per un tavolo che hanno tutte Regioni in piano di rientro. Su quello andremo con massima trasparenza con i dati che stanno emergendo, e che presenteremo. C'è una preoccupazione, perché i numeri sono importanti. Più 200 milioni di perdita nel 2022 e sul 2023 una perdita programmata di 600 milioni. Vediamo quindi le indicazioni che usciranno da quel tavolo».

Una decisione, quella del commissariamento, che, ha voluto specificare Rocca, spetta la Governo e non alla Regione: «Il commissariamento della Regione è una valutazione del Governo e non mia, ma di sicuro la situazione finanziaria è pesante. Con un indebitamento di 22 miliardi e nel 2023 si calcola un deficit di 600 milioni». A stretto giro è arrivata la risposta di Alessio D'Amato, ex assessore alla sanità e candidato alla presidenza alle recenti elezioni, che contesta la ricostruzione di Rocca: «I parametri per entrare in commissariamento sono due: l'inadempienza sui livelli essenziali di assistenza e un disavanzo annuo superiore al 5% del fondo sanitario regionale. Entrambi i parametri non sussistono ed anche la previsione che viene fatta sul 2023 è una proiezione al primo trimestre e usualmente ampiamente sovrastimata. Anche il disavanzo sanitario 2022, stimato intorno ai 200 milioni che dovrà essere bollinato al prossimo tavolo non tiene conto della totalità del pay back che può cambiare sensibilmente il dato, che comunque è poco al di sopra del 1%. Con questi parametri dovrebbero essere commissariate tutte le regioni italiane che hanno chiesto al governo 5 miliardi di risorse non erogate per l'emergenza Covid e i maggiori oneri energetici. Chiedere il commissariamento rappresenta una resa, e a mio avviso una scelta profondamente sbagliata poiché potrebbe far scattare automatismi, come il blocco del turn over, che sono stati deleteri per il servizio sanitario regionale».