Gli investigatori cercano ulteriori chiarimenti da Miriam Mignano, unica testimone del delitto Fidaleo, mentre gli avvocati di Giuseppe Molinaro tentano la strada della stabilità psicologica per cercare di ottenere una misura meno afflittiva e in futuro una condanna più mite. Questa la situazione attuale a venti giorni dal delitto del direttore dell'albergo "Nuova Suio", Giovanni Fidaleo di San Giorgio a Liri e del ferimento di Miriam Mignano, attualmente in casa di familiari a Roma.

La trentenne di Castelforte verrà risentita stamattina dai carabinieri, che si recheranno di nuovo nella Capitale, per chiarire alcuni passaggi del precedente interrogatorio e anche per effettuare delle verifiche rispetto a quanto dichiarato da Molinaro. Appare chiaro che la versione di Molinaro non collima perfettamente con quella di Miriam e ci sono dei dettagli da chiarire, che necessitano di un ulteriore approfondimento, con un secondo interrogatorio, che con molta probabilità sarà anche questo segretato dall'autorità giudiziaria di Cassino.

Nel frattempo i legali di Molinaro, gli avvocati Paolo Maria Di Napoli e Giampiero Guarriello attendono la fissazione dell'udienza da parte del Tribunale del Riesame di Roma, al quale hanno chiesto la concessione dei domiciliari al loro assistito, che, come riferito ieri, sarà sottoposto ad una consulenza psichiatrica, che potrebbe essere un punto a favore della difesa, nel caso emergessero problematiche mentali dell'indagato. Non la pensa così il gip del Tribunale di Cassino Alessandra Casinelli, che in merito alla presunta condizione di incapacità di Molinaro al momento della sparatoria, prospetta dalla difesa, fa rilevare che «fatta salva ogni ulteriore futura valutazione in merito all'opportunità di procedere ad ulteriori approfondimenti in merito al suo stato di salute, non possa sicuramente essere ritenuto affetto da vizio di mente, anche in ragione delle modalità della condotta contestata, che attesta invero una certa lucidità».

Il magistrato, a conferma di ciò, fa presente la linearità e la coerenza dei comportamenti sia durante l'evento delittuoso, sia dopo, facendo riferimento al fatto che ha avuto premura nel consegnare alla figlia la somma di denaro da versare all'avvocato che gli sta curando la separazione e l'ottima capacità di rappresentazione e rielaborazione durante gli interrogatori tenuti dopo il fatto.

Sul presunto stato depressivo, la dottoressa Casinelli, precisa che al momento dei fatti Molinaro risultava regolarmente in servizio come appuntato scelto dell'Arma.
«Se ne deduce continua la nota inevitabilmente, anche tenuto conto che lo stesso veniva sottoposto a visite periodiche da personale dell'Arma con competenze specialistiche in ambito psichiatrico (come dichiarato dalla psicologa che lo aveva in cura), la sua idoneità all'esercizio delle funzioni alle quali era adibito, che necessariamente presuppone una piena capacità di autodeterminarsi».