L'ossessione del tradimento e quella continua ricerca di non perdere contatto con quella donna di 30 anni che, in un passaggio delle sue dichiarazioni, ha definito compagna.
Questo si evince da quanto riferito agli inquirenti da Giuseppe Molinaro, il militare di 55 anni di Teano che diciassette giorni fa ha ferito Miriam Mignano e ucciso con la sua pistola di ordinanza Giovanni Fidaleo, il sessantaseienne di San Giorgio a Liri, direttore dell'albergo Nuova Suio.

Ma il fatto tragico del 7 marzo scorso non è un caso isolato, in quanto tra i due uomini c'era stato qualche precedente, uno dei quali risale al 20 aprile scorso. In quell'occasione, ha raccontato Molinaro, aveva scoperto il secondo tradimento di Miriam con Fidaleo. In questa circostanza il militare vide arrivare la donna all'albergo termale accompagnata da un suo vicino di casa, che in questa tragica storia risulta essere colui che l'accompagnava o gli prestava la macchina. Anche quel 20 aprile Molinaro, come aveva già fatto in passato, avvertì la moglie di Fidaleo «per comunicarle che il marito si trovava con Miriam all'interno dell'hotel.

Appena arrivata nel parcheggio – ha continuato Molinaro – notavo Fidaleo correre verso la moglie urlando e lamentandosi del fatto che io l'avessi nuovamente chiamata. Inoltre proferiva bestemmie nei confronti dei miei defunti, nonché afferrava una mazza di legno con la quale cercava di colpirmi senza riuscirci anche grazie all'intervento della moglie, che glielo impediva». Lo stesso militare poi ha aggiunto che sempre in quella occasione aveva visto Miriam uscire da una porta secondaria ubicata sul retro dell'albergo e «scappare a piedi in direzione della diga e salire sull'autovettura dell'amico, per poi raggiungerci sul luogo dove stavamo discutendo con Fidaleo».

Ovviamente le dichiarazioni dell'autore del delitto sono al vaglio dei carabinieri, che debbono sovrapporle a quelle di Miriam Mignano (unica testimone del fatto), che – come è noto – sono state secretate dal pm del Tribunale di Cassino Chiara D'Orefice. Resta comunque il fatto che il comportamento dell'assassino dimostra come tenesse a Miriam, tanto che «ogni volta che riscontravo dei tradimenti chiamavo la moglie… Ma preciso che ogni volta Miriam, dopo il tradimento, mi convinceva a non lasciarla e mi confessava i dettagli dei tradimenti con Fidaleo».

L'omicida ha probabilmente sofferto la solitudine, venutasi a creare dopo la separazione con la moglie. Forse puntava tutto su quella donna di trenta anni, che da pochi giorni aveva preso servizio come guardia giurata all'Italpol, ma che a detta dello stesso arrestato lo cercava spesso. E Molinaro lo ha anche detto agli investigatori riferendo che «ogni volta che Miriam mi confessava i tradimenti la lasciavo per alcuni giorni per poi fare pace, soprattutto su insistenza della ragazza e a seguito del mio stato di solitudine».

Il giorno del delitto Giuseppe Molinaro ha avuto più di un contatto con la donna di Castelforte. Già dalla mattina ha scambiato con lei alcuni messaggi telefonici, si è recato nei pressi dell'albergo di Suio per verificare se si trovasse lì, ma vide solo Fidaleo che poi avvertì la stessa Miriam, la quale chiamò Molinaro accusandolo di controllarla. All'ora di pranzo è tornato a casa a Teano, ma ha continuato ad avere contatti telefonici con Miriam, ma il suo pensiero fisso era che la donna si incontrasse con Fidaleo. E infatti alle 14.20 è partito dalla sua abitazione del Casertano e raggiunse l'albergo, dove ha incontrato Miriam giunta con la Fiat Punto dell'amico. Poi la decisione di procedere a un chiarimento, che, invece, poco prima delle 15 si è trasformato in una tragedia.