Omicidio di Thomas, la difesa degli indagati chiede il dissequestro dei telefoni.
È l'ultima mossa nell'ambito dell'inchiesta sull'uccisione di Thomas Bricca, ferito a morte da un colpo di pistola esploso il 30 gennaio in via Liberio. La procura di Frosinone, che ha indagato per concorso in omicidio Mattia e Roberto Toson, ha incaricato i carabinieri del Racis di esaminare i due telefonini in sequestro. Sull'iPhone di Mattia le operazioni di estrazione della copia forense sono state fatte martedì a Roma (alla presenza anche del consulente indicato dalla famiglia Bricca, che è assistita dall'avvocato Marilena Colagiacomo). L'indomani, invece, è stato affidato un altro incarico, sempre al Racis, per estrarre copia dal telefonino di Niccolò Toson, fratello di Mattina, che però non è indagato.
La difesa dei Toson, rappresentata dagli avvocati Angelo Testa e Umberto Pappadia, ha presentato ricorso al tribunale del Riesame per il dissequestro del telefonino di Mattia. L'udienza è fissata al 31 marzo. Una mossa tecnica, quella della difesa, che serve anche a "vedere" le carte in mano alla procura, in modo particolare le motivazioni che hanno indotto i pm frusinati a chiedere il sequestro del cellulare di Mattia. Sulla falsariga di ciò la difesa è intenzionata a presentare un altro ricorso al riesame per il secondo apparecchio.
Intanto gli accertamenti condotti dal procuratore Antonio Guerriero e dal sostituto Rossella Ricca vanno avanti. Sono state risentite diverse persone, tra questi anche lo stesso Niccolò, la scorsa settimana. La procura ora attende i risultati degli esami dei telefonini per metterli a confronto con le dichiarazioni sin qui acquisite e con gli alibi forniti dai due indagati (Mattia e Roberto), a cui, per ora, genericamente, si contesta l'aver agito in concorso e cagionato la morte di Thomas «esplodendo un colpo d'arma da fuoco».
Bisognerà poi capire se gli elementi finora raccolti, uniti a quelli che consegnerà il Racis dopo l'analisi dei cellulari, saranno sufficienti per emettere un'ordinanza di custodia cautelare. Del resto, in base a quanto emerso finora, gli elementi raccolti non sono ritenuti sufficienti a chiudere il cerchio. Altrettanto decisivo risulterà poi il racconto dei testimoni oculari, presenti quella sera in piazza ad Alatri, per capire cosa hanno visto e cosa sono riusciti a ricostruire della scena che si è presentata loro davanti agli occhi nel momento in cui lo scooter T max è giunto al Girone con due persone che indossavano caschi integrali, una delle quali è scesa e ha esploso i colpi di pistola. Pistola che, così come lo scooter, non è stata ritrovata.