«Tuzi ha detto la verità». Le difese delle parti civili del processo Mollicone si sono compattate - senza neppure dirselo - su un punto focale: nei ricorsi depositati per appellare la sentenza di primo grado il trait d'union è proprio la figura e soprattutto le dichiarazioni del brigadiere. Una sentenza, lo ricordiamo, che ha visto assolti con formula piena l'ex maresciallo Mottola, la moglie e il figlio Marco; i militari Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.

Dopo le motivazioni della Corte d'assise, nei 45 giorni previsti dalla legge, le parti civili e la procura hanno lavorato senza sosta: ieri la scadenza dei termini. Giochi chiusi, si riparte. A varcare la porta della cancelleria prima le difese di Consuelo Mollicone (gli avvocati Sandro Salera e Antonio Iafrate) e l'avvocato Dario De Santis per Guglielmo e Antonio Mollicone; poi gli avvocati Federica Nardoni ed Elisa Castellucci (per gli zii di Serena e per Maria Tuzi) nonché l'avvocatura dello stato rappresentata dall'avvocato Greco. In quelle centinaia di pagine (250 solo per il ricorso della procura) inviate telematicamente a Roma il filo conduttore resta incuneato nella guaina delle parole del brigadiere, il primo che indicò la presenza di Serena in caserma, dando il via a nuove indagini. Stesso elemento cardine della requisitoria del pm Beatrice Siravo che in aula aveva più volte sottolineato come Tuzi «non si è suicidato per amore» ma come sia stato l'unico «che ha rotto il silenzio e che ha pagato con la vita le sue dichiarazioni».

«Portiamo avanti la genuinità di quello che ha detto mio padre, l'unico testimone e l'unico che ha riferito ciò che sapeva, cercando a modo suo di aiutare. L'unico - ha sottolineato a poche ore dal deposito del ricorso Maria Tuzi, figlia del brigadiere - ad abbattere il muro di omertà. In aula il pubblico ministero ha detto che mio padre è stato lasciato solo, io dico che ancora oggi è lasciato solo. E sono qui per dare voce a quanto detto da lui». Poi sottolinea: «Siamo pronti. Aspettavo questo giorno da molto tempo. E sono ottimista: credo che abbiamo degli elementi importanti. Si intraprende un nuovo viaggio verso la giustizia». Intanto, domani, Maria affronterà quello per Milano dove ritirerà quello internazionale dell'associazione "Il Coraggio", che le ha tributato questo riconoscimento per l'impegno e la grande forza dimostrati in questa lunga (e affatto terminata) battaglia. Ma non è tutto. Entro giugno Maria Tuzi sarà in Senato per ritirare due premi speciali alle eccellenze: uno a suo nome, l'altro per papà Guglielmo. «Un'emozione indescrivibile» ha aggiunto.