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Lo studio

Acqua salatissima: bollette da capogiro. Frosinone è la più cara d'Italia

Il rapporto Ircaf sul servizio idrico. Rispetto a Cosenza, la più economica, si paga quasi cinque volte di più. Nel Lazio in 12 anni aumenti del 126%

Acqua salatissima: bollette da capogiro. Frosinone è la più cara d'Italia

Frosinone e Cosenza si sono sfidate sabato sul campo di calcio e a vincere sono stati i calabresi. Ma se il confronto si sposta dal pallone all'acqua, non c'è proprio partita. Vince Frosinone con un distacco superiore di quasi cinque volte. Il rapporto Ircaf, presentato ieri a Mantova, ha scattato una fotografia del servizio idrico in Italia. Il dato più clamoroso è quello dei costi che una famiglia tipo deve sostenere per l'acqua. Frosinone è la città più cara d'Italia. A fronte di una media nazionale di 378,69 euro a famiglia all'anno, i frusinati ne sborsano 666,08. A Cosenza, invece, l'acqua costa appena 141,12 euro all'anno a famiglia.

La spesa è misurata su una famiglia di tre persone con un consumo annuo di 150 metri cubi. Detto in altri termini, a Frosinone rispetto a Cosenza l'acqua costa 4,71 volte di più. In rapporto al 2011 si è allargata la forbice tra la città più cara e quella più economica. Allora era di 3,80 volte a fronte di un costo di 342 euro l'anno a Pisa e di 90 euro a Isernia. Nel 2017, era sempre Pisa la meno conveniente con una spesa annua di 536 euro e ancora Isernia la meno cara con 86 euro con un rapporto di 6,23 a uno.

Le città più costose del 2023 - su 111 realtà - secondo l'Ircaf sono, dunque, Frosinone con 666,08, Enna con 663,38, Pisa con 621,95, Grosseto con 616,95 e Siena con 614,49 per restare tra le peggiori cinque. Al contrario, le tariffe idriche più convenienti d'Italia si trovano a Cosenza con 141,12 euro (in questo caso la spesa media è del 2021 con il servizio idrico integrato non ancora affidato al gestore d'ambito), Imperia con 169,78, Isernia e Campobasso con 191,30 (la spesa media è del 2022 con il servizio idrico integrato non ancora affidato al gestore d'ambito) e a Como con 206,99. Nel resto del Lazio si pagano 502,16 euro a Latina, 444,83 a Viterbo, 324,11 a Rieti e 320,84 a Roma, la più economica.

La Toscana è la regione più cara con una spesa in euro per il 2023 di 552,41 e una crescita dell'81,39% nel periodo 2011-2023. Al secondo posto c'è l'Umbria con 479,24 euro e un più 87,94%, poi le Marche con 453,64 e un più 70,76%, al quarto il Lazio con 451,60 euro e un più 126,66%, l'incremento maggiore nell'arco temporale studiato nel quale la media nazionale si è assestata a un più 74,94%. In coda alla graduatoria il Molise con 191,30 euro di spesa e un più 83,94% sempre nel confronto 2011-2023, quindi la Valle d'Aosta con 232,54 euro e un più 32,88% e la Calabria con 264,40 e un più 85,54%.
Lo studio analizza la composizione della spesa in bolletta nel Paese. Emerge che l'acquedotto pesa per il 40,3% con 152,44 euro, la depurazione per il 25,7% e 97,39 euro, la fognatura per l'11,7% e 44,15 euro, la quota fissa per il 9% e 34,23 euro così come l'Iva (9,1% e 34,43 euro). Infine un altro 4,2% è dato dalla componente di perequazione per altri 16,06 euro.

In Italia sono 73 i gestori che garantiscono il servizio idrico, di cui 22 nel Centro, 20 nel Nord-Est, 18 nel Nord-Ovest e 13 tra Sud e isole. Per Frosinone, nel rapporto viene attribuito un giudizio di "scadente" per la qualità tecnica e "buono" per qualità contrattuale. Nelle conclusioni l'Ircaf evidenzia che «nella zona Nord-Ovest ad una spesa media molto inferiore alla media nazionale corrispondono una qualità sia tecnica che contrattuale superiori alla media nazionale. Nella zona Nord-Est ad una spesa media di poco inferiore alla media nazionale corrispondono una qualità tecnica superiore alla media nazionale e una qualità contrattuale molto superiore alla media nazionale. Nella zona Centro ad una spesa media molto superiore alla media nazionale corrispondono una qualità tecnica del servizio in linea con la media nazionale ed una qualità contrattuale superiore alla media nazionale. Nella zona Sud e Isole ad una spesa media di poco inferiore alla media nazionale corrispondono sia una qualità tecnica che una qualità contrattuale molto inferiori alla media nazionale».

Inoltre nell'Italia centrale e meridionale, isole comprese, «si sta cercando di recuperare il gap sulla qualità sia tecnica che contrattuale anche mediante l'aumento degli investimenti programmati». Sul fronte degli investimenti programmati nel quadriennio 2020-2023 l'obiettivo è «colmare il gap che a livello generale la qualità tecnica ha rispetto alla qualità contrattuale». Scopo dell'indagine, ha evidenziato l'Ircaf, è «fornire elementi che consentano di informare cittadini e operatori del settore sull'evoluzione della spesa della famiglia tipo. Rappresentare l'andamento della spesa della famiglia tipo associandola ad una rappresentazione della qualità del servizio sia tecnica che contrattuale. Stimolare e far nascere spunti di riflessione utili al percorso avviato da Arera con la introduzione dei vari provvedimenti che tendono a standardizzare e a migliorare la qualità del servizio idrico».

Tornando alle tariffe, l'Ircaf afferma che «sono il risultato di diverse fattori: lo stato di avanzamento dell'affidamento del servizio ai gestori; gli investimenti realizzati, la disponibilità di un finanziamento esterno; l'efficienza delle gestioni, le politiche tariffarie, la concentrazione degli utenti serviti, la quantità di acqua distribuita, i costi di energia elettrica e di potabilizzazione; i livelli garantiti di qualità contrattuale, le perdite di rete, la qualità dell'acqua fornita, il grado di copertura del servizio di depurazione e fognatura, l'assetto idrogeologico; le differenti fonti di approvvigionamento a disposizione, la morfologia del territorio; la distanza tra fonti di approvvigionamento e reti di distribuzione».

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