Nuova scoperta archeologica nel cantiere alla fermata del bus, in molti chiedono di realizzare l'opera altrove. Abbiamo riferito mesi fa della scoperta di reperti storici effettuata durante l'esecuzione degli scavi necessari alla realizzazione di una pensilina per i bus lungo la via Casilina, a Osteria della Fontana. L'iniziativa dell'Amministrazione comunale, nasce dalla necessità di consentire ai residenti della zona di parcheggiare negli spazi destinati alle auto dei clienti delle numerose attività commerciali, scendere alcuni gradini e salire sul bus con destinazione Roma, o località comunque situate in direzione Nord.
Nei giorni scorsi, dopo che il Comune aveva tratto un sospiro di sollievo fidando nell'autorizzazione della Soprintendenza che ha analizzato i reperti, è arrivata la doccia fredda: è stato scoperto un antico pozzo romano in perfetto stato di conservazione. Numerosi studiosi e appassionati, tra i quali l'ingegner Guglielmo Viti, archeologo ed esperto delle ricchezze monumentali anagnine, hanno chiesto alle autorità di soprassedere per i lavori in corso, eventualmente spostando di qualche metro la pensilina, ancora neppure abbozzata. Il ritrovamento di monete durante i primi scavi aveva destato curiosità, arricchita dai resti di un fabbricato di epoca romana collegato presumibilmente a una attività commerciale. Dopo le monete apparse sul fondo di un dolio (vaso di terracotta generalmente di grandi dimensioni), ecco il pozzo romano ancora intatto.
La vasta area, conosciuta dagli studiosi per la accertata presenza di una serie di vestigia quali un lago, il bosco sacro a Diana, sorgenti ricche e misteriose, il Circo marittimo utilizzato anche da Caio Duilio per i suoi studi di strategia bellica, il tempio di Diana, il Delubrum santuario alla dea Laverna, l'altare delle Ninfe. Tesori che proseguono con la Fonte Donica, barbaramente ricoperta da un capannone, fino ad arrivare a Villamagna, residenza estiva degli imperatori romani. Viti, quindi, chiede all'Amministrazione comunale e agli enti superiori di salvaguardare le scoperte e quel territorio. «I tesori di Anagni - dice lo studioso - non sembrano interessare a chi dovrebbe difenderli e utilizzarli per un'economia sana».