Tre immobili su dieci in provincia di Frosinone sono inabitati. L'altra faccia dello spopolamento è racchiusa in un numero: 90.336. È il totale delle case disabitate, su 285.877, in Ciociaria. A fornire un quadro chiaro della situazione è il report realizzato da Openpolis sulla base dei dati Istat raccolti, al 2019 (quelli più aggiornati), nell'ambito del censimento della popolazione italiana. Una fotografia nitida che più di altri studi collega le migrazioni interne, il consumo del suolo e l'emergenza abitativa leggendoli come parte di uno stesso problema.

Prima, però, è doverosa una premessa: cosa si intende per case disabitate? In questa classificazione, come si legge nel report, rientrano tutte le abitazioni, vuote, sfitte e quelle non occupate in modo continuativo. Unendo i dati forniti dai 91 Comuni che compongono la provincia di Frosinone, si scopre che il 31,61% delle case presenti sul territorio rientrano in questa categoria.

Una percentuale che pone il Frusinate a debita distanza dalla worst 10 nazionale delle province, guidata da Sondrio col 57% e chiusa da Belluno col 49,46%, e al terzultimo posto tra le province del Lazio davanti a Rieti (49,64%) e a Viterbo (33,50%) e dietro a Roma (16,61%) e a Latina (29,51%). La presenza o meno di case abitate su un territorio può essere legato a quanto quella determinata area risenta di periodi di crisi economica, dell'eccessiva lontananza da zone con servizi più capillari ed efficienti ma anche del calo demografico che si sta registrando.

La popolazione italiana infatti sta diminuendo. Istat prevede che nel 2070 i residenti non raggiungano nemmeno la soglia dei 50 milioni, attestandosi secondo le stime a 47,7 milioni. Questo è dovuto a un progressivo calo delle nascite che sbilancia anche la quota di persone anziane presenti nel territorio italiano. Sempre secondo Istat, infatti, nel 2050 le persone con età superiore ai 65 anni saranno oltre un terzo della popolazione, secondo le stime il 34,9%. Sono queste delle dinamiche che incidono su molti aspetti della vita delle comunità. Per esempio, diminuisce il numero dei contribuenti impattando sulla finanza pubblica sia a livello locale che a livello nazionale. Ma cambiano anche le esigenze sul piano dei servizi con necessità sempre più capillare di strutture e figure adibite alla cura della popolazione anziana.

Lo spopolamento non colpisce in modo uguale tutte le aree del paese. Questo risulta evidente non soltanto dai dati della popolazione residente, ma anche da quante abitazioni sono occupate dai residenti in una certa zona. In Italia nel 2019 si registrano circa 36 milioni di abitazioni. Di queste, poco più di 25 milioni risultano occupate in modo permanente. Si tratta di un dato che varia molto tra i territori. La regione con la maggior incidenza di abitazioni non occupate è la Valle d'Aosta con il 56,73%. Seguono Molise (46,66%), Calabria (44,54%) e Abruzzo (41,11%). Quelle con il minor numero di case senza residenti si trovano nella provincia autonoma di Bolzano (24,19%), in Lombardia (23,70%) e nel Lazio (21,72%).

Tra le province italiane, quella con la quota maggiore di abitazioni non occupate in modo permanente è Sondrio, con il 57,04%. Seguono Aosta (56,73%), L'Aquila (55,09%) e Imperia (51,98%). Sono tutti territori in cui più della metà delle case è inabitata. Le aree caratterizzate dai valori più bassi sono Monza e della Brianza (16,59%), Cagliari (14,26%), Milano (13,11%) e Prato (12,61%). Analizzando i numeri in maniera dettagliata, si scopre che a pagare lo scotto maggiore sono i centri delle aree interne. Nella classifica, infatti, i primi posti sono tutti ad appannaggio dei Comuni classificati come "periferici" ed "ultraperiferici". Nel Frusinate in cima alla graduatoria vi è Filettino con l'89,94% di case disabitate (2.661 su 2.962).

A seguire, Acquafondata con il 78,66% (516 su 656) e Trevi nel Lazio che fa registrare il 73,73% di immobili inabitati: 2.408 su 3.266. C'è da fare un distinguo. Per Filettino e Trevi nel Lazio bisogna considerare che molte della abitazioni sono seconde case o di emigrati che frequentano il paese solo nei mesi estivi o durante i periodi di vacanza. Nella worst 20 figurano ancora, nell'ordine, Vallerotonda 72,08%, Casalattico 71,2%, San Biagio Saracinisco 69,57%, Viticuso 69,54%, Terelle 68,49%, Picinisco 67,88%, Settefrati 65,98%, Falvaterra 61,15%, Colle San Magno 60,37%, San Donato Val di Comino 60,02%, Collepardo 59,82%, Casalvieri 58,555, Posta Fibreno 57,51%, Guarcino 56,58%, Sgurgola 52,66%, Alvito 52,17% e Pescosolido 51,98%.

In totale, sono 22 i comuni su 91 in cui le case disabitate superano il 50%. «Le dinamiche demografiche - si legge nel report - incidono in misura più impattante sulle aree interne, più soggette a spopolamento e invecchiamento della popolazione. Queste zone sono quelle caratterizzate dalle distanze maggiori rispetto ai servizi essenziali come i comuni intermedi, periferici e ultraperiferici con distanze pari a 20, 40 e 75 minuti dal polo più vicino». Al contrario, dall'altra parte della classifica vi sono quasi tutti i centri più popolosi della Ciociaria. Al primo posto nella graduatoria dei Comuni con il più alto numero di abitazioni occupate, però, c'è una sorpresa: Piedimonte San Germano con l'87,51% (2.796 case abitate su 3.195).

A seguire Cassino con l'86,89%, Pignataro Interamna 85,37%, Strangolagalli 83,64%, Boville Ernica 81,51%. Il capoluogo è 12º con il 77,86% di case occupate: 19.401 su 24.917. Tra i centro medio-grandi, migliori performance di Frosinone registrano Ceccano (80,94%) e Alatri (78,51%). Meno attrattivi del capoluogo risultano Sora (76,89%), Anagni (73,72%), Veroli (73,71%), Ferentino (71,61%) e Fiuggi (63,04%). Numeri che in generale devono imporre una riflessione. «Il tema delle case sfitte - conclude il report di Openpolis - non è soltanto una sfaccettatura dello spopolamento, ma ha anche dei risvolti ambientali, come l'eccessivo consumo del suolo e incide pure su dinamiche sociali come l'emergenza abitativa».