Da Roma a Frosinone, da Latina a Viterbo a Rieti. In tutto il Lazio tanti, forse troppi, ragazzi che frequentano le scuole stanno rinunciando ai viaggi di istruzione di più giorni, perché costano troppo. Secondo una stima dell'Associazione nazionale presidi del Lazio sono addirittura uno sue due i rinunciatari, ovvero il 50%.
«Il settore del turismo ha raggiunto livelli di spesa eccessivi in generale: per le scuole, andrebbero previsti costi calmierati. Non è accettabile chiedere, alla famiglie anche più di 600 euro per un viaggio di istruzione, ove magari ci sono anche più figli da far muovere.

Si stanno facendo scelte per tenere più contenuti i prezzi, ad esempio restando in Italia, che tra l'altro è molto ricca di percorsi culturali e poco conosciuta dai giovani, ma tanti alunni, soprattutto nei territori più critici, restano fuori ugualmente da questa possibilità di formazione e di socializzazione» ha detto Cristina Costarelli, presidente di Anp Lazio, a Radio Unicusano.
Dopo che il Covid ha, di fatto, sospeso per ben tre anni ogni tipo di uscita dagli istituti, oggi inflazione, caro vita e aumento generale di tutti i prezzi costringono un genitore su due a non poter mandare i propri figli alle gite scolastiche o come si tende a chiamarli ora viaggi di istruzione. Quello che prima del Covid era una esperienza appannaggio di tutti gli studenti, oggi è diventata di fatto un lusso per poche famiglie. Secondo l'Anp Lazio, mandare un figlio in gita da 3 a 5 giorni può costare dai 350 a 650 euro, il prezzo varia principalmente se la meta è italiana o estera.

I genitori alle prese con l'aumento generalizzato dei prezzi e con gli stipendi fermi al palo sono costretti a fare delle scelte, e spesso a essere sacrificate sono quelle attività che non rientrano nei bisogni primari e nelle necessità, proprio come le gite scolastiche.
Spendere fino a 650 euro per gite all'estero e mediamente 450 per quelle in Italia, per tre o cinque giorni, per tanti genitori è proibitivo anche e soprattutto quando si hanno due o tre figli. A meno di rinunciare alle vacanze estive.

Se non ci sono dubbi sull'utilità formativa, aggregativa, importante per la crescita di bambini e ragazzi è giusto che il Miur intervenga con supporti economici allievando le spese delle famiglie. Purché il viaggio di istruzione venga scelto in maniera accurata, scegliendo preferibilmente mete italiane visto la ricchezza culturale del nostro Paese (a meno di viaggi legati all'approfondimento di una lingua) e che rappresenti veramente un momento di formazione fuori dalle mura scolastiche.
«Le gite scolastiche, dal punto di vista educativo, migliorano il livello di socializzazione tra studenti e tra studenti e insegnanti, sviluppano il senso di responsabilità e autonomia e sollecitano la curiosità a ricercare, ragion per cui auspichiamo una soluzione» ha concluso Costarelli.