Una violenza sessuale denunciata dalla figlia sul padre. Una storia tutta ancora da accertare nei suoi contorni sulla quale, però, la procura di Frosinone ha aperto un fascicolo d'indagine per cercare di fare piena luce il più presto possibile data la pesantezza delle accuse e la delicatezza della materia trattata.
Uno dei primi atti compiuti dai carabinieri, infatti, è stato di procedere al sequestro delle apparecchiature telematiche dell'indagato. E così gli uomini dell'Arma si sono presentati in casa dell'uomo, un quarantunenne residente in un paesino nell'hinterland frusinate, per eseguire il sequestro del tablet e dello smartphone utilizzati dall'indagato.

Gli investigatori ora spulceranno nelle cartelle dei dispositivi informatici alla ricerca di conversazioni, immagini, video, chat, messaggi e quant'altro possa contribuire ad avvalorare la tesi investigativa.
La storia parte da lontano. E da una separazione tra i genitori della ragazza. L'uomo, in base a quanto emerso, per numerosi anni non ha più visto la ragazza.
Solo di recente, quando ormai la figlia era prossima al raggiungimento della maggiore età, i due si sono rincontrati e hanno riallacciato i rapporti. Col tempo i contatti si sono intensificati quasi a voler recuperare il tempo perduto. Ma i rapporti si sono fatti troppo stretti, almeno a giudicare dalla denuncia presentata dalla giovane.

Tra i due, stando a quanto ipotizzato dalla procura di Frosinone sulla base della querela, la relazione sarebbe andata oltre il rapporto padre-figlia. Un rapporto ricucito a fatica e che, ora, rischia di esser compromesso definitivamente.
Il procedimento aperto contro l'uomo è per violenza sessuale. Un'accusa pesante come un macigno se fosse provata nel corso dell'inchiesta. Fatto sta che la procura per meglio accertare i rapporti che si sono instaurati tra padre e figlia dopo la riconciliazione e la normalizzazione ha deciso, tra i primi passi, di voler controllare i dispositivi dell'indagato.

In un mondo sempre più social, dunque, è possibile che in qualche chat, in qualche messaggio o post o in qualche immagine custodita nella memoria dei dispositivi in uso al genitore possano nascondersi elementi utili al proseguo dell'inchiesta. Un'inchiesta che è ancora alle fasi iniziali e che vede gli investigatori muoversi con estrema cautela vista la delicatezza del caso.

L'uomo, dal canto suo, non si capacita delle accuse che gli vengono mosse e che respinge con forza. Per organizzare l'attività difensiva ha nominato due legali, gli avvocati Angelo testa e Giampiero Vellucci, che ora lo seguiranno nel corso del procedimento avviato dalla procura frusinate.
Intanto, bisognerà vedere se e cosa troveranno gli investigatori dell'Arma nel tablet e nel telefonino., E se il materiale potrà, eventualmente, essere usato per sostenere un'accusa di violenza sessuale in un'aula di tribunale.