Sette giorni all'alba per onorare i termini entro i quali l'appello della procura di Cassino dovrà essere depositato. Ma le parti civili lo faranno prima: il primo (con molta probabilità lunedì) sarà quello dei difensori della sorella di Serena Mollicone, Consuelo - rappresentata dagli avvocati Sandro Salera e Antonio Iafrate - secondo quanto trapelato ieri. Ma anche l'appello delle altre parti civili è in dirittura d'arrivo, prossimo alla consegna. Stesso può dirsi - senza ombra di dubbio - per l'importante lavoro della procura, che sin da subito è passata al contrattacco, facendo fruttare al massimo i 45 giorni previsti dalla legge.

Una battaglia importante, fortemente sostenuta da Consuelo «soprattutto tenendo a mente tutto ciò che ha fatto mio padre: è grazie a lui e alla sua forza che è stato riaperto il processo - afferma - Noi siamo fiduciosi. I nostri legali stanno preparando tutto ciò che occorre, portando avanti quanto possibile per l'intera azione giudiziaria legata all'appello». Poi aggiunge: «Ora c'è un seguito al processo e a ciò che è stato molto preciso. La pista principale è stata delineata dalla procura e io credo nell'operato dei magistrati e degli inquirenti. Ricorrere ad altri personaggi, che non hanno alcuna attinenza con la storia di mia sorella e che sono implicati in altre vicende, non serve. Sono per me una sorta di "depistaggi", azioni per spostare l'attenzione: non bisogna perdere di vista il focus principale. Siamo pronti all'appello» afferma determinata come non mai Consuelo, che dopo la morte di papà Guglielmo ha raccolto il testimone del padre-coraggio e non si è certo tirata indietro.

Il contrattacco
Il contrattacco di procura e difese di parte civile - che in questi 45 giorni in verità hanno operato all'unisono - è partito subito dopo il deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado del processo aperto sulla morte di Serena. Sentenza che ha visto - lo ricordiamo - un'assoluzione con formula piena per tutti gli imputati: i membri della famiglia Mottola, per Quatrale e per Suprano. Difese e consulenti hanno idealmente realizzato una cinturazione attorno al lavoro del pm - la dottoressa Siravo - che, insieme agli investigatori, ha operato e sta operando senza sosta una ricostruzione della fase dibattimentale e degli elementi emersi: ogni aspetto potrebbe essere punto di "attacco" in sede di appello.
«La procura è già al lavoro» aveva dichiarato proprio il dottor Luciano d'Emmanuele. Aggiungendo un dettaglio affatto secondario: «Ho deciso di prendere in carico personalmente i fascicoli che sarebbero spettati alla dottoressa Beatrice Siravo affinché lei possa concentrarsi appieno sull'appello, senza che il lavoro "ordinario" ne risenta». Una scelta strategica, quella resa nota in questo periodo dal procuratore, che ha raccontato in un gesto due cose: la procura crede nell'appello. E, non meno importante, fa quadrato sul pm Siravo e sulla pg: una posizione importante.

Tre tasselli da "forzare"
Almeno tre i "tasselli chiave" delle motivazioni della sentenza, quelli da "forzare" nell'appello. Ma non si esclude che per pm e difese possano essere molti di più.
Il primo resta, indubbiamente, la collocazione del delitto: per la Corte - che ha accolto le tesi dei difensori degli imputati - la scena del crimine non può essere la caserma di Arce. Nell'appello, senza troppi dubbi di essere smentiti, il fulcro della azione omicidiaria sarà centrale. Occorrerà capire quali elementi dei 52 faldoni dell'inchiesta saranno utilizzati per questo. Poi l'arma del delitto. Nelle motivazioni emerge chiaramente come la porta dell'alloggio a trattativa privata non sia l'arma "incriminata", ribadito in più passaggi e anche nell'analisi della figura di Suprano che non la distrugge né la ripara. Ma non meno importante è l'orario della morte di Serena. Come si evince nelle conclusioni della Corte d'assise, Serena sarebbe morta «tra le 5.30 del 2 giugno 2001, andando a ritroso fino alle 22.30-20.30 del 1° giugno e non oltre». Spostando l'orario in avanti rispetto alle ipotesi dell'accusa. La battaglia resta aperta.