Il modello Scampia applicato a Frosinone. Per lo spaccio alla finestrella del Casermone, è arrivato il momento della discussione. Il pubblico ministero Adolfo Coletta, depositando una memoria, ha ripercorso le tappe dell'inchiesta, condotta da carabinieri e polizia il 7 dicembre 2016. Allora furono 43 gli arresti (tra carcere e domiciliari) per un totale di 53 indagati. Il grosso, tra cui capi e promotori dell'associazione, aveva optato per il rito abbreviato ed è stato condannato in via definitiva. Anche gli altri finiti a giudizio in ordinario, cercando in una piega della Cartabia, hanno provato a giocare, all'ultimo momento, la carte del rito abbreviato, ma ieri il presidente del collegio Antonio Ruscito ha respinto la richiesta e invitato le parti a concludere.

Così il pubblico ministero Adolfo Coletta ha suddiviso le posizioni a cominciare dai 25 accusati di ricoprire il ruolo di vedette o depositari dello stupefacente, accusati anch'essi di associazione. «La struttura associativa - ha rilevato il pm - si appalesa informata ad una rigida gerarchizzazione e divisione del lavoro, laddove le vedette costituiscono l'essenziale base operaia per la copertura di tutti i turni di lavoro e per il raccordo fra le varie porte d'ingresso al Casermone e la zona di spaccio e i depositari costituiscono i responsabili dei magazzini che devono assicurare la custodia delle droghe e, previa preparazione delle dosi, le costanti forniture alla finestra di spaccio».

Per il pm il riscontro probatorio emerso dal dibattimento e dalla sentenza definitiva degli abbreviati (acquisita dal tribunale) è «davvero imponente». Sui turni delle vedette, tra gennaio e maggio del 2015, ci sono le intercettazioni, ma anche dei foglietti manoscritti acquisiti durante alcune perquisizioni nonché la testimonianza dell'allora capo della squadra mobile Carlo Bianchi. Per Coletta «le vedette ed i depositari dello stupefacente si assoggettano ai capi e promotori dell'associazione ed a quella aderiscono condividendone i fini e contribuendo a realizzarli». E ancora: «appare veramente incontrovertibile che tutti gli imputati debbano esser ritenuti partecipi dell'associazione».

Mentre per le singole cessioni, dato che l'acquirente vedeva al più la mano del venditore, per gli imputati c'è richiesta di assoluzione. Da qui la proposta di condanna per tutti, vedette e depositari, a sei anni e otto mesi di reclusione. Ovvero per i frusinati Corrado Naddeo, 32 anni, Yuri Crecco, 42, Stefano Di Gennaro, 29, Luigi Fortuna, 49, Christian Iaboni, 32, Bruno, 49, e Saverio Grandi, 47, Fabio, 42, Massimiliano, 52, e Stefano,49, Grossi, Vincenzino Liburdi, 55, Stefano Mizzoni, 40, Diego Quattrociocchi, 44, Christian, 30, e Massimo, 38, Reffe, Roberto Roseppi, 45, Gionni Spada, 45, Palma Spinelli, 39, Gianmarco Stellati, 29, Sandro Terragitti, 62, Emanuele Troiani, 43, Matteo Verdicchio, 27, identificati come vedette, Serafino Marco Lombardi, 56, e Maurizio Pavia, 54, ritenuti depositari.

Per il trasporto e la consegna di cocaina all'associazione, tra marzo e giugno del 2015, l'accusa ha chiesto la condanna a sei anni e mezzo per Victor Manuel Ferreira Trigo, 64, venezuelano di Guidonia, a quattro anni e quattro mesi per Mario Sarnino, 66, di Valmontone, mentre è stata chiesta l'assoluzione per Simona Fiacchi, 52, di Valmontone «stante la incertezza della prova relativa al suo consapevole intervento nella trattativa».

Per la compravendita, la consegna e la custodia di 665 grammi di cocaina, operazione che si innesta con un'indagine condotta a Prato, la procura ha chiesto sette anni per Ciro Cioffi, 72, (al quale è contestato anche il ruolo di depositario) e Giovanni Cortina, 44, e gli albanesi Polidor Selimay, 39, e Shefit Rrapi, 52.
Poi c'è la vendita, a cadenza settimanale, di mezzo chilo di cocaina a 49.000 euro al chilo da Diego Cupido, 51, e Gerardo Valenti, 69, capo dell'organizzazione e condannato in abbreviato a nove anni e mezzo, emersa nel corso dell'indagine "Intoccabili". Quest'ultima si è conclusa con la condanna definitiva a 18 anni per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti per Cupido per il quale ora Coletta ha chiesto un aumento di pena di due anni rispetto alla precedente condanna. Per l'accusa, infatti, prova dei rapporti di fornitura «si ha da una serie di conversazioni del 16 agosto 2015 registrate in ambientale nell'auto in uso a Gerardo Valenti».

Infine, per il capitolo relativo al riciclaggio e all'impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita per il trasferimento dei «proventi illeciti» in Spagna «in attività economiche e speculative in modo da ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa dei proventi» il pm si associa all'analoga pronuncia della Corte d'appello per quanti avevano fatto l'abbreviato e ha chiesto l'assoluzione per Christian Mazzocchi, 43, Emanuela Reffe, 47, e Ana Manuela Stroia, 45, romena.

Dopo il pm è stata la volta delle arringhe difensive. Prodotte precedenti sentenze, anche quella sugli Intoccabili, per chiedere al tribunale, la continuazione con precedenti condanne per chi le ha riportate per fatti simili. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Giampiero Vellucci, Marco Maietta, Riccardo Masecchia, Nicola Ottaviani, Luigi Tozzi, Martina Stirpe, Nicola Ottaviani, Tony Ceccarelli, Carlo Mariniello, Rosario Grieco, Christian Alviani, Antonio Ceccani, Maurizio Frasacco e Andreina Ciotoli.