La drammatica storia della mamma residente a Frosinone, di origine straniera, morta venerdì scorso a causa di un male incurabile, senza poter riabbracciare il suo bambino di dodici anni, è finita nelle aule del Parlamento.
Una storia che ha toccato il cuore di tanti. Il marito, da cui si stava separando, violando ordinanze del giudice, non lo ha portato da lei per oltre un anno. Per lei si erano attivate anche dal centro antiviolenza "Fammi rinascere" e gli avvocati Francesca Ruggeri e Andreina Ciotoli.
L'onorevole Stefania Ascari, del Movimento 5 Stelle, nell'intervento di lunedì scorso in aula sul ddl Giustizia, parlando degli ostacoli che impediscono di fare passi avanti nel contrasto alla violenza di genere, ha infine ricordato la quarantasettenne, mamma coraggio.
«È morta nella sua casa a Frosinone, dopo una lunga malattia, la giovane mamma che aveva chiesto invano in Tribunale di poter riabbracciare un'ultima volta suo figlio, collocato presso il padre, già rinviato a giudizio per maltrattamenti - ha detto l'onorevole Ascari - Accanto alla donna è stata sempre presente la figlia maggiore e insieme hanno atteso che arrivasse a darle un ultimo saluto il figlio dodicenne che non vedevano da oltre un anno.
Nell'ultima udienza di dicembre 2021 nonostante la richiesta di affido esclusivo alla mamma, la donna sapendo di non potercela fare per l'aggravarsi delle condizioni di salute, acconsentì che temporaneamente il figlio rimanesse con il padre. Poi ad aprile 2022, a seguito di una consulenza tecnica d'ufficio, fu stabilito, senza prendere in considerazione il rinvio a giudizio dell'uomo, che il bambino potesse stare dal padre e che dovesse essere portato dalla mamma una volta al mese. Ciò non è mai avvenuto. La donna ha visto andar via suo figlio a gennaio 2022 e non l'ha mai più riabbracciato. Neanche prima d morire. Non si può neanche immaginare l'abisso di dolore che questa madre si è portata nel cuore fino al suo ultimo giorno.
Fa male ammetterlo - ha aggiunto Ascari - ma purtroppo la giustizia si è resa responsabile di questo strazio. Io vorrei che nelle aule del Parlamento lavorassimo ogni giorno per tutte queste donne impegnandoci ad andare avanti oltre le divisioni e scrivendo e approvando leggi utili, di buonsenso, che la società richiede. Le donne non hanno bisogno di auguri, di solidarietà o, peggio, di commiserazione, ma di leggi, di pari diritti e di adeguate tutele. Siamo stanche e stanchi della retorica».