Per gli immigrati del Bangladesh in Ciociaria c'era una strada sicura per garantirsi un futuro in Italia. Ne è convinta la procura di Frosinone che, dopo aver chiuso le indagini nei confronti di 47 degli iniziali 49 coinvolti negli accertamenti su un presunto giro di falsi certificati di residenza per ottenere il permesso di soggiorno, il rinnovo o il ricongiungimento familiare per gli immigrati bengalesi, ha ottenuto la fissazione dell'udienza preliminare. Il 12 luglio il gup deciderà se ci sono elementi sufficienti per aprire un processo o meno.

Nel mirino degli investigatori sono finiti titolari di agenzie immobiliari e di appartamenti ubicati in mezza provincia, un avvocato di Frosinone, cinque vigili urbani in servizio nei comandi di Frosinone, Anagni, Veroli, Fiuggi e Trivigliano, il comandante di Fiuggi, un assistente capo in forza al commissariato della città termale nonché l'ex sindaca di Torre Cajetani (ma in qualità di ufficiale dell'anagrafe). La procura contesta fatti relativi agli anni 2018-2019.

L'inchiesta, nata da Fiuggi e condotta dal commissariato di polizia, aveva indotto la procura del capoluogo a chiedere delle misure restrittive (gli arresti domiciliari), rigettate dal gip che poi aveva rimesso le carte per competenza alla Dda di Roma sul presupposto che fosse configurabile il reato associativo. Anche le nuove misure avanzate dai pm capitolini (questa volta i divieti di dimora) erano state respinte, quindi l'inchiesta è tornata in Ciociaria. Contestati, a vario titolo, i reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, corruzione, omessa denuncia e favoreggiamento personale.

Le indagini si sono focalizzate principalmente su alcuni personaggi, un agente immobiliare di Fiuggi, un bengalese residente a Roma che aveva il compito di procacciatore di immigrati (ma gli intermediari erano almeno una decina) interessati a regolarizzare la loro posizione. Questi ultimi si appoggiavano ai proprietari degli immobili siti in vari comuni quali Frosinone, Acuto, Alatri, Anagni, Collepardo, Ferentino, Fiuggi, Fumone, Patrica, Pofi, Serrone, Torre Cajetani, Trivigliano e Veroli nonché a Terracina e a società titolari degli appartamenti.

Con la complicità, in alcuni casi, di cinque vigili urbani deputati a fare i controlli a Frosinone, Anagni, Fiuggi, Trivigliano e Veroli - sostiene l'accusa - venivano firmati falsi verbali di accertamento della residenza o, in altri casi, alterati gli accertamenti risultati negativi. In altre pratiche veniva falsamente riportata l'idoneità abitativa dell'immobile - a volte privo degli allacci ai servizi - a ospitare gli immigrati. In tal modo, soprattutto bengalesi, ma anche pachistani, afghani, indiani e egiziani potevano ottenere - il sospetto dell'accusa è pagando - l'iscrizione al registro dei residenti e contratti di comodato d'uso finalizzati a ottenere il rilascio del permesso di soggiorno, il rinnovo o il ricongiungimento familiari con moglie, mariti e figli rimasti nei Paesi d'origine.

Secondo il castello accusatorio che ora andrà dimostrato nelle successive fasi processuali, i documenti falsificati servivano a indurre in errore gli addetti alle anagrafi dei comuni interessati (quindici quelli finiti al centro dell'indagine). In un caso, invece, sono state riscontrate dall'accusa delle assunzioni fittizie di indiani in un'azienda agricola di Fiuggi. Il sistema avrebbe così garantito l'ingresso nel territorio italiano di immigrati irregolari o la permanenza di quanti non avevano più diritto al rinnovo del permesso.

Tra gli indagati c'era anche chi si preoccupava delle pratiche burocratiche, occupandosi per esempio dell'allaccio delle utenze di luce, gas e acqua. Il bengalese e gli altri procacciatori di immigrati avevano il compito di avvicinare gli stranieri in modo da indirizzarli nelle procedure da seguire. Infine, c'era chi si sarebbe occupato delle pratiche amministrative volte all'ottenimento del permesso di soggiorno.

Nell'inchiesta sono finiti anche l'ex sindaca di Torre Cajetani, con l'accusa di non aver cancellato la residenza in paese di alcuni stranieri dopo l'esito negativo di un controllo dei vigili, il comandante della polizia locale di Fiuggi per non aver denunciato un sottoposto per le modalità di accertamento delle residenze in termini che avrebbero potuto integrare il reato di falso ideologico e di favoreggiamento personale per aver inoltrato una nota in procura sulle verifiche dei contratti abitativi per i ricongiungimenti familiari, facendole apparire - sostiene la procura - come autonoma attività d'indagine condotta dal comando di Fiuggi. Infine, indagato per rivelazione di segreto d'ufficio un assistente capo della polizia di Stato in servizio al commissariato di Fiuggi che si sarebbe confidato con il comandante della polizia locale sull'indagine aperta in relazione al rilascio delle presunte residenze fittizie agli extracomunitari.

Gli indagati, che respingono le accuse, ritenendo corretto il loro operato, sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Spaziani, Angelo Testa, Tony Ceccarelli, Valentina Dori, Adriana Fiorillo, Marilena Colagiacomo, Costantino e Fabrizio Ambrosi, Plinio Bianchi, Sandro Di Meo, Cristina Magistri, Carla Serra, Antonella Salemme, Marco Martini, Umberto Pallone, Federico Fortunato, Rachele Ludovici, Alfonso Santangeli, Antonio Ceccani, Massimo Ciullo, Enrico Pavia, Marco Maietta, Roberto Filardi, Fulvio Giorgilli, Giuseppe Covino, Massimo Terrinoni, Alessandreo Marescotti, Alioska Baccarini, Lawrence Okechukwu Osondu, Francesco Brucciero e Irene Sofia.