Sempre presente alle manifestazioni per ricordare Thomas, dall'iniziativa dei ragazzi in piazza Santa Maria Maggiore alla fiaccolata tenutasi giovedì scorso. Sempre lì a chiedere la verità sulla morte tragica del figlio. È Paolo Bricca, il padre del diciannovenne, che nell'immediatezza del fatto aveva pronunciato parole dure, poi ha promesso il suo perdono agli assassini, purché si fossero consegnati alla giustizia. Ma i colpevoli sono in giro, a piede libero. Abbiamo ascoltato Paolo Bricca ieri per un confronto sul momento che la sua famiglia sta attraversando in merito alle indagini, non ancora giunte all'atteso punto di svolta.

Paolo, dunque, il nome di chi ha ucciso Thomas non salta fuori, dopo oltre un mese: che cosa le suscita tutto questo?
«Noi siamo impazienti. Comincia a salire il nervosismo».
Come lo doma, lo combatte, lo trattiene questo nervosismo?
«Mi distraggo con il lavoro. Ecco, cerco di tenere la mia mente occupata ma poi i pensieri vanno sempre lì, a Thomas...».

La fiducia nell'operato degli investigatori è rimasta immutata?
«Sì, ma ci attendiamo risposte, è passato del tempo. Ci dicono di restare calmi, perché stanno lavorando al caso. Qualche volta, forse, ho esagerato in alcune mie dichiarazioni, ma in una situazione come quella che sto vivendo, credo che qualsiasi genitore avrebbe avuto sentimenti forti come i miei».

Vi rapportate sempre al vostro legale?
«Ovviamente, ogni giorno: ci ha consigliato di moderare i toni, ma in assenza di notizie è chiaro che l'impazienza in me e nella mia famiglia prevalga».
C'è un solo indagato, ma nessuna misura è stata adottata nei suoi confronti...
«Le prove vanno trovate dagli inquirenti, lo sappiamo. Io ripeto quel che ho detto: tutta la città sa chi è stato».