«Andiamo, mettiamoci in cammino». Lo zio di Thomas, Lorenzo Sabellico, esorta i presenti e la fiaccolata muove i suoi primi passi.
Sono le 18.15 di una fredda giornata invernale e il corteo, composto e triste, incede per le strade immerse nel silenzio. Sulle gambe dei partecipanti non cammina solo il senso di solidarietà, vicinanza e dolore. Cammina anche la voglia di verità e giustizia, di risposte. Quelle risposte che la famiglia di Thomas invoca a gran voce: «Vogliamo risultati, vogliamo che gli assassini vengano arrestati, perché in giro ci sono persone socialmente pericolose».

E c'è il monito alle istituzioni: «Iniziamo un percorso oggi che deve portare a dei progetti. Da soli possiamo poco, ma uniti si può fare tutto». La "battaglia" si vince insieme e, sempre lo zio del ragazzo, esprime uno dei concetti più chiari e belli detti in questo lunghissimo mese: «Ci vogliono la cultura e la comunità. Perché senza cultura e comunità si può diventare carnefici, oltre che vittime».
Un pensiero profondo pronunciato in una piazza Santa Maria Maggiore che brulica di persone e fiaccole, che rischiarano e illuminano la sera incipiente. Serrande abbassate, luci spente mentre passa questa processione laica. Scende qualche ennesima lacrima, perché la ferita è aperta e continua a far male. Il silenzio rimane il tratto distintivo ma non sa di rassegnazione, sa di attesa e voglia di chiarezza.

Il corteo esce da Porta San Pietro, risale per via Circonvallazione e imbocca viale Duca d'Aosta. Giunge al "Girone", piccolo momento di riflessione. Poi si torna nella piazza principale, dove vengono librate nell'aria delle lanterne cinesi volanti, di colore bianco. Applausi, ringraziamenti da parte della famiglia a chi ha voluto unirsi in questa manifestazione. Ancora Lorenzo Sabellico ci dice che il titolo scelto per l'iniziativa è stato "Luci nella notte" e ci spiega il perché: «Luci contro la notte dell'indifferenza e della distrazione, per essere al contrario illuminati, per fare luce su quanto accaduto». La madre di Thomas, Federica, afferma che sta vivendo questo periodo con ansia, aspettando gli sviluppi dell'indagine.

La sorella di Thomas, Silvana, torna a parlare sui social con un messaggio nel quale confida il grande dolore che la pervade: «Sono molte le domande, le azioni, i pensieri e le parole, ma niente aiuta a rispondere ad una delle domande più persistenti che ci facciamo quasi tutti: perché? Perché a lui? Il dolore che si prova in queste occasioni così tragiche quanto rare, è indescrivibile, per quanto grande, confusionario e misterioso sia. Tante sono le lacrime versate, amare come il veleno di un serpente, portatrici di dubbi e insicurezze, che consumano me, come quasi tutti voi.

Durante il corso della mia vita, per quanto può sembrare banale dirlo, non mi sarei aspettata un evento del genere, così doloroso e logorante, talmente inaspettato e capace di provocare ferite talmente profonde e quasi impossibili da guarire. Le persone dicono "vai avanti, piano piano riuscirai" e non le biasimo, anche perché prima di tutto ciò anche io avrei detto una cosa del genere se fosse successo a qualcun altro, ed è proprio vero che se un dolore del genere non lo si prova non si potrà mai capire come ci si sente. Si dice che ognuno di noi ha già un destino scritto e a volte può essere calmo e pacifico, ma altre volte è doloroso e straziante. Ora come ora sono fermamente convinta che Thomas si trovi in un posto migliore, con persone migliori e sia lui che noi non aspettiamo altro che la giustizia. Ti amo tanto, Thomas, ricordalo sempre".
Si va via, si rientra a casa. Sempre in silenzio. Un silenzio che però grida.