Sorpreso mentre metteva le mani nei pantaloni e sotto le coperte di due donne, degenti di una Rsa. È quanto emerso ieri mattina, nell'aula del tribunale di Frosinone, in occasione dell'udienza a carico del sessantatreenne E.R., accusato di violenza sessuale su tre assistite, mentre, a sua volta, si trovava nella medesima struttura in regime di detenzione domiciliare a seguito di una condanna, sempre per violenza sessuale.
Le vittime sono tre donne originarie di Boville Ernica, Torrice e Colleferro, di cui una deceduta nel corso delle indagini, con gravi problemi di salute e impossibilitate - come confermato anche ieri dai testimoni escussi - a difendersi o a prestare un consenso consapevole alle avance di tipo sessuale da parte dell'imputato.
La prima testimone ascoltata dal tribunale è partita subito dall'evento che l'ha vista, suo malgrado, spettatrice: «mentre stavo uscendo dalla cucina, ho notato l'imputato mettere le mani nei pantaloni di una paziente», ha ricordato un'infermiera che ha subito avvertito le colleghe.
Alle domande del pm Rossella Ricca, la testimone ha chiarito che la vittima «non era consenziente, aveva problemi cognitivi e non era in grado di esprimere un consenso consapevole».
Sentita poi una Oss che aveva notato E.R. «entrare in una stanza con tre donne. Abbiamo visto che infilava la mano sotto le coperte, nelle parti intime. Lei non si può difendere - ha detto riferito alla vittima - noi dobbiamo fare tutto alla signora. Lo abbiamo cacciato dalla stanza e riferito l'accaduto alle colleghe. Noi l'abbiamo visto in tempo, non penso sia riuscito a fare nulla».
La teste ha poi aggiunto che «tra colleghe continuiamo a tenerlo tuttora sotto controllo perché sta ancora lì. Adesso che ha capito di essere sotto controllo pare si sia calmato. È risentito verso alcune colleghe, forse perché ha saputo, ma solo verbalmente».
La terza testimone ha riferito di un'altra vittima, una «paziente con un deficit cognitivo importante. Si tratta di una paziente down che, come una bambina, vede i cartoni animati e gioca a campana».
La dipendente della Rsa ha spiegato che all'imputato, come a tutti i degenti uomini, era fatto divieto di entrare nella stanza delle donne, ma più volte è stato visto uscire e quando gli è stato contestato, «lui cominciava ad aggredirci verbalmente». E ancora ha chiarito sul punto l'operatrice sanitaria: «La paziente non parla neanche, "che motivo hai di entrare?" gli dicevo».
Un'altra oss lo ha trovato «che infilava la mano sotto le lenzuola, verso le parti intime su una paziente che ha un'emiparesi che nemmeno parla». Quindi ha aggiunto un ulteriore dettaglio: «La tirava per le gambe verso il suo organo e si strusciava. Subito l'abbiamo bloccato».
L'udienza è stata aggiornata a maggio per ascoltare gli ultimi tre testi della procura. L'imputato è difeso dall'avvocato Giulia Giacinti, mentre si sono costituiti parte civile il curatore speciale nominato dalla procura, l'avvocato Silvia Latini, con l'avvocato Giovanna Liburdi e l'associazione "Insieme per Marianna", rappresentata dall'avvocato Antonella Liberatori.
L'inchiesta è nata su segnalazione del responsabile della struttura sanitaria che ha raccolto una serie di testimonianze su una serie di fatti che hanno visto per protagonista l'imputato.
Il primo fatto contestato a E.R. originario di un piccolo centro ciociaro, risale al 22 agosto 2020. L'uomo dovrà difendersi dall'accusa di essersi introdotto nella stanza di una donna, colpita da ictus, e di aver infilato la mano sotto le vesti toccandole le parti intime.
Sempre nello stesso agosto contestata la seconda condotta. Vittima, con le stese modalità, una degente tetraplegica. Tra dicembre 2019 e agosto 2020 si sarebbero verificati i fatti oggetto della terza imputazione ai danni di una donna affetta da sindrome di down con deficit cognitivo.