Erano stati accusati di aver infettato i computer con un virus per chiedere il riscatto in bitcoin. Per questo erano stati arrestati, salvo esser scarcerati qualche giorno dopo. L'arresto sei anni fa. Peter Palladini, frusinate di 46 anni, e di Gianpiero Di Palma, 43 anni, nato a Frosinone, ma residente a Prossedi, si erano difesi sostenendo di aver svolto semplicemente l'attività di cambiavalute: euro in cambio di bitcoin. Nei giorni scorsi l'avviso di conclusione delle indagini preliminari. Insieme ai due uomini erano finiti nel registro degli indagati altri cinque, quattro frusinati, tra i 49 e i 39 anni, e un trentaseienne di Colleferro.

La vicenda
Infettavano i computer con un virus. Poi chiedevano un riscatto, in moneta elettronica, per sbloccarli. Queste le accuse che hanno fatto finire nei guai nel 2017 sette persone. Il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza è arrivato fino a Frosinone per smantellare un'organizzazione accusata di aver lucrato, in bitcoin, sulle estorsioni telematiche. Le Fiamme gialle, nel 2017, hanno eseguito sette misure cautelari. In carcere erano finiti Peter Palladini e Gianpiero Di Palma. Per altri cinque indagati l'obbligo di firma. Tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata ai reati di accesso abusivo ai sistemi telematici, estorsione, truffa e sostituzione di persona. Per Palladini e Di Palma anche l'accusa di autoriciclaggio per avere reinvestito i proventi, ovvero oltre 1,6 milioni di euro. Frutto, secondo l'accusa, delle estorsioni per l'acquisto di bitcoin su due conti correnti, uno a San Francisco, negli Stati Uniti, e l'altro in Germania, nonché per la costituzione di una società la Posteb.it srl, con sede in via Firenze, nel capoluogo ciociaro, con un capitale sociale di 10.000 euro, specializzata nella vendita di bitcoin. Gli indagati si sono sempre difesi negando di essere gli "untori" dei pc e di aver fatto solo da mediazione nella vendita di bitcoin. Palladini e Di Palma, come detto, sono stati scarcerati qualche giorno dopo.

L'operazione
L'operazione è nata a seguito di una serie di segnalazioni, da parte di banche e Poste, di operazioni sospette, effettuate attraverso alcune carte ricaricabili, intestate a terze persone, attraverso le quali, nel giro di un anno, secondo i calcoli della polizia valutaria, un milione di euro. L'operazione "Virtual money" ha interessato l'intero territorio nazionale visto che le denunce sono state presentate anche a Como o a Modena.

Conclusione delle indagini
Nei giorni scorsi è arrivato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di Palladini, Di Palma e degli altri cinque indagati, i quattro frusinati e un uomo di Colleferro. Nel collegio difensivo compaiono gli avvocati Angelo Pincivero, Giuseppe Spaziani, Claudia Padovani e Luigi Ciotti, quest'ultimo del foro di Roma.