Il servizio idrico cittadino e Atina continuano una battaglia che sembra non avere fine. L'Arera (Autorità regolazione energia reti e ambiente) ha condannato il Comune a pagare quasi 33.000 euro di multa per violazioni alla normativa della stessa autorità; inoltre, palazzo Ducale deve restituire agli utenti del servizio idrico gli incassi ottenuti in più per non aver applicato una delibera Arera che decurtava di un decimo la tariffa in vigore dal 2012 al 2015.

Le decisioni prese da Arera derivano da una certosina verifica delle carte acquisite durante un'ispezione della guardia di finanza effettuata cavallo tra il 2017 e il 2018 in Comune. In quel periodo, gli investigatori cercarono le carte che chiarissero l'anomalia (secondo le norme entrate in vigore dai primi anni 2000) che per anni il Comune manteneva sulla gestione del servizio idrico cittadino: Atina, infatti, fu uno degli ultimi centri della provincia a cedere la gestione del servizio idrico integrato all'Acea-Ato5, subendo pure il commissario ad acta per le incombenze legate.

La consegna fu fatta a fine aprile 2018 nella sede della Segreteria tecnica operativa dell'Ato5, a Frosinone, presenti il presidente di Acea Ato5, il sindaco di Atina e il commissario ad acta. Per l'occasione fu redatto un verbale che ripercorse gli ultimi cinque anni della gestione del servizio idrico in paese: furono elencate varie sentenze emesse dal Tar di Latina (una intimava al comune atinate di "provvedere in favore di Acea alla consegna delle opere, dei beni e degli impianti pertinenti il servizio idrico") e quelle del Consiglio di Stato con gli appelli al presidente della Provincia di Frosinone perché nominasse il commissario ad acta.
Ma la storia dell'acqua parte lontano: era il 14 luglio del 2004 quando in una assemblea pubblica l'allora sindaco, Lino Cerri, e un rappresentante dell'Ato5 esortarono i cittadini a mettersi in regola e ad «approfittare della proroga assegnata al Comune di Atina fino al 30 novembre 2004», proroga arrivata al 2017.