Il Consiglio dei ministri giovedì sera ha approvato un decreto-legge per bloccare la cessione dei crediti e lo sconto in fattura dei bonus fiscali e in particolare del Superbonus. La misura ha consentito negli ultimi anni di finanziare i lavori di ristrutturazione per migliorare l'efficienza energetica di migliaia di edifici.
Una decisione arrivata dopo che il ministero dell'economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, aveva messo in discussione le regole che negli ultimi anni, secondo una casistica, erano state aggirate con frodi per miliardi di euro e un notevole aumento del debito pubblico. Ma le imprese non ci stanno.

D'accordo su un intervento correttivo per il Superbonus «non ci aspettavamo dal governo un blitz in piena notte per decapitare definitivamente tutti i bonus edilizi – afferma il presidente di Ance Frosinone Libero Angelo Massaro – Il governo spegne letteralmente i bonus bloccando la cessione dei crediti d'imposta». A rischio ci sono quindi il Superbonus, l'Ecobonus, il Bonus ristrutturazioni, Bonus facciate, Sismabonus, Barriere architettoniche e i bonus acquisti. «Come se fosse possibile chiudere un cantiere, un'azienda o disdire un contratto con un semplice click», continua Massaro.

A livello nazionale sono a rischio 25.000 imprese edili con 15 miliardi di crediti incagliati. Mentre a livello locale per le aziende che hanno investito sulle attrezzature, hanno assunto personale e acquistato materiali, si trovano adesso in una situazione di grave tensione finanziaria. Effetto domino anche su tutta la filiera, soprattutto sull'imponente mole di lavoro e di progetti sviluppati dai professionisti tecnici, geometri, ingegneri, architetti, che resteranno appesi a cantieri destinati a non partire mai.

«Adesso chi pagherà il conto? La misura riguarda anche l'autonomia delle Regioni che, per risolvere un problema creato dal governo centrale, avevano studiato la possibilità di acquisire i crediti d'imposta delle imprese, opzione che con l'attuale decreto non è più praticabile – spiega Massaro – Non si è compresa la reale portata di questa scelta e l'impatto che avrà anche sulle famiglie. Rischiano di doversi accollare, qualora ne avessero la possibilità economica, le spese per portare avanti i lavori o ancora peggio a dover fronteggiare la richiesta di restituzione delle somme all'Agenzia delle Entrate».

Quello di oggi non è solo un problema delle imprese, «è un problema di un Paese che non è in grado di esprimere alcuna politica industriale, nemmeno nel solco delle direttive comunitarie che, come noto, stanno accelerando nella direzione della riqualificazione dei fabbricati con obiettivi ambiziosi e molto vicini. Un Paese – aggiunge Massaro – in cui le soluzioni ai problemi sono contenute soltanto negli slogan di propaganda elettorale, questa volta sbandierati da schieramenti politici che promettevano di essere al fianco delle imprese. Abbiamo intenzione di reagire».
Lunedì è previsto un incontro a Palazzo Chigi, richiesto dalla presidente Ance Federica Brancaccio. Le associazioni di categoria avranno la possibilità di chiedere chiarimenti al governo. Soprattutto rivendicheranno le loro proposte che «sono state sempre chiare, oneste e realizzabili», conclude Massaro.