Una riforma che punta alla pacificazione e snellisce o una riforma che "non aiuta" coloro che hanno sete di giustizia? Da qualunque punto di vista si parta la cosa certa è che la cosiddetta riforma Cartabia fa discutere. E mette anche gli "addetti ai lavori" nella condizione di interrogarsi e formarsi continuamente. Ma non è tutto. Ancora difficile comprendere appieno tutti i cambiamenti che la riforma Cartabia porterà sia per la polizia giudiziaria che per le parti coinvolte, siano esse lese o imputate. Ma la "rivoluzione" che le norme in atto dal 1° gennaio porteranno con sé comporterà un cambiamento anche nelle attività della pg. Una polizia giudiziaria, ha tenuto a sottolineare il procuratore d'Emmauele nel recente incontro sul tema all'80° Rav di Cassino che è «particolarmente attenta e laboriosa sul territorio».
L'obiettivo prefissato dalla riforma è quello di ridurre la durata media dei processi penali del 25% entro il 2026. Ma le sfumature sull'applicazione dei provvedimenti sono tante. E Cassino - terra di frontiera, baluardo della legalità tra grossi poli di interesse economico-criminale, zona cuscinetto più che estesa dall'annessione con il Sud Pontino - come vive questo cambiamento? Ne abbiamo parlato con il capo del palazzo di Giustizia di piazza Labriola, il procuratore Luciano d'Emmanuele.
Procuratore cosa deve aspettarsi la magistratura con la riforma Cartabia?
«Con la riforma Cartabia la magistratura è chiamata ad affrontare una rivoluzione del processo penale. Ne abbiamo viste tante di riforme in questi anni, proprio sull'impianto del processo penale. Ma la riforma Cartabia interviene in modo puntuale e in senso generale. Perché viene introdotta con queste norme una nuova logica nella gestione delle indagini penali. Dobbiamo recepire il messaggio che ci dà il legislatore: portare a giudizio persone raggiunte da un materiale probatorio solido. L'invito che faccio ai miei magistrati - che so essere pienamente condiviso dagli stessi - è seguire questa impostazione. E fare delle indagini mirate. Raccogliere elementi probatori certi e con essi andare a giudizio. La Cartabia, in sintesi, si può dire che ci imponga una preparazione particolare. Si devono evitare processi inutili e un inutile esercizio dell'azione penale che potrebbe naufragare in dibattimento: questa è la filosofia della riforma Cartabia. Azione penale utile e processo penale utile»
Quali le ricadute sul personale in servizio?
«Per quanto riguarda le ricadute sugli assetti organizzativi dell'ufficio possiamo affermare che essa sia enorme. Bisogna non solo preparare il personale amministrativo, che in questa procura è sempre molto efficiente, pronto e diligente nonostante i numeri bassi. Bisogna preparare il personale e attuare un cambiamento anche nei mezzi. Per questo è importante avere una dotazione informatica certa da parte del Ministero. Abbiamo bisogno di più strumenti informatici: questo è fondamentale. A tal proposito, possiamo ricordare come abbiamo "tiappizzato" tutte le indagini preliminari attraverso il Tiap (Trattamento informatico atti processuali). E questa procura ha raggiunto l'obiettivo di avere tutti i fascicoli dei pm che vanno a giudizio su supporto informatico».
Secondo lei quanto è importante la formazione continua?
«Abbiamo fatto già un incontro molto importante in tal senso all'80° Rav di Cassino. Incontro in cui sono state illustrate le novità e le direttive date alla polizia giudiziaria, oltre che fornito alla stessa la relativa modulistica. Ci saranno certamente ulteriori incontri di riferimento. E di spessore».
Che impressione ha in questa primissima fase?
«Non ci sono impatti negativi al momento, però dobbiamo vedere cosa accadrà nei prossimi mesi quando la riforma - superato il periodo di rodaggio - entrerà "nel vivo". Vediamo se questa mia impressione possa essere confermata».
C'è chi sostiene che per alcuni versi potrebbe non offrire risposte adeguate a chi ha sete di giustizia. Penso ai furti ma anche di altri reati
«Questa è una delle criticità della riforma: è stata estesa la procedibilità a una serie di reati su cui forse si potrebbe riflettere. Invito il legislatore a un ripensamento di alcune norme. Noi siamo qui per applicarle: allo stato alcuni reati sono procedibili a querela e ne prendiamo atto. Vediamo la ripercussione sulle esigenze di tutela e di ordine pubblico».