Una relazione finita e una condanna per lui per averla seguita fino in Valle d'Aosta nonostante il divieto di avvicinamento. Ora l'uomo, un imprenditore, rischia una seconda condanna. Ieri, in tribunale a Frosinone, dopo il prologo di Aosta, il pubblico ministero Samuel Amari ha chiesto una condanna a due anni e mezzo di reclusione per i reati di maltrattamenti in famiglia, aggravati dalla presenza dei figli minori, e atti persecutori. Poi hanno discusso le altre parti, l'avvocato Riccardo Masecchia, costituitosi parte civile per la donna, e l'avvocato Nicola Ottaviani per l'imputato.
Il processo è stato quindi aggiornato, per repliche, al 3 marzo anche in considerazione della voluminosa documentazione prodotta dalle parti. La difesa, infatti, ha fatto acquisire dalla corte 36.000 messaggi che la coppia si è scambiata tra il luglio e il dicembre del 2021. A sua volta, la parte civile, ha fatto inserire ulteriori messaggi che non sarebbero ricompresi tra i 36.000. Nelle precedenti udienze, lei, quando è stata sentita, aveva ribadito le accuse in aula, mentre l'uomo aveva replicato rendendo spontanee dichiarazioni per spiegare il suo punto di vista.
Prima ancora, a settembre, il tribunale di Aosta aveva condannato l'uomo a un anno, in primo grado, per il mancato rispetto del divieto di avvicinamento in occasione della vacanza a Courmayeur della donna che, a un certo punto, si era ritrovata l'ex, giunto in alta Italia a bordo della Ferrari. A proposito della vacanza valdostana la donna aveva spiegato al tribunale: «Era diventata una barzelletta dovevamo chiamare, attraverso il fratello, per sapere dove era lui per non andare nello stesso locale».
L'imputato, dal, canto suo, aveva ricondotto i dissapori a questioni di natura economica affermando che la donna avrebbe mirato alle sue aziende. Nel corso del processo poi sono stati sentiti anche altri testi per ricostruire i trascorsi tra gli ex coniugi.