È una città ancora scossa, incredula, ancora profondamente ferita quella che accoglie il feretro di Thomas Bricca per l'ultimo saluto nel suo breve viaggio su questa Terra. C'è di nuovo quell'atmosfera irreale, sospesa, purtroppo diventata comune dalla sera di quel 30 gennaio. Dodici giorni dopo, l'intera comunità alatrense abbraccia Thomas e i suoi familiari: è la cronaca di un'ennesima giornata mesta.

Le parole di Spreafico
In prima fila, in chiesa, oltre alla famiglia del giovane, il sindaco di Alatri, Maurizio Cianfrocca, accompagnato da altri amministratori locali, dal nuovo presidente della Provincia, Luca Di Stefano e dal sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli. Dietro, i tanti amici di Thomas.
Le letture della lettera di San Paolo ai Romani e del Vangelo di Giovanni introducono la profonda omelia del vescovo Ambrogio Spreafico.
E sono parole che arrivano alle coscienze di tutti, che chiedono di rinunciare alla violenza e al male, di scegliere la strada dell'ascolto e della comprensione reciproci. «Siamo ancora smarriti – è l'esordio del vescovo – e sono qui con voi per condividere il vostro dolore unendoci nella preghiera». Accenna, subito, più volte, al tema della morte violenta che ci priva del "ragazzo con il sorriso". Poi continua: «Non dimentichiamo mai che dietro un volto, uno sguardo, si nasconde una domanda di vicinanza e di amore, che dietro un sorriso c'è una persona che ha bisogno di essere ascoltata, capita, aiutata».

E un primo passaggio, forte, sulla sete di giustizia che però non deve condurre alla vendetta: «Oggi forse ci mancano le parole, anche se ne abbiamo molte nel cuore, nei pensieri, forse vorremmo esprimere dispiacere, anche rabbia, ma vi chiedo: mai vendetta. Come ci ha detto più volte il padre di Thomas, Paolo».
Spreafico parla della fragilità della vita e di come, talvolta, vincano «l'isolamento, l'egoismo, la prepotenza. Quel protagonismo che esclude gli altri. Nella fragilità – prosegue il vescovo – ci facciamo infatuare da soluzioni illusorie e false promesse che sembrano dare certezza e felicità, ma che restano solo illusioni». È il male che va combattuto: «Se si cede al male una volta, poi si installa nella vita e diventa difficile guarirne».

Invita i giovani ad un ascolto sincero. E torna sulla violenza: «Non è accettabile rendere la parola uno scontro, un litigio fino ad arrivare alle mani. Parlate per aiutarvi, per sostenervi, perché ciascuno di noi ha bisogno dell'altro: nessuno si salva da solo, nessuno è mai felice da solo».
E un secondo passaggio forte, quello della divisione, che sembra essere anche il contesto che ha portato Thomas alla morte: «Mai nessuno contro un altro. Altrimenti si rischia di diventare come delle tribù, che finiscono per combattersi, per difendere ciò che è loro. Purtroppo, il mondo in cui siamo è spesso un mondo di tribù, in cui si fatica a vivere insieme, perché ogni gruppo difende se stesso, il proprio modo di pensare, il proprio territorio. Da qui nasce la violenza, che diventa incontrollabile».