«Continuiamo a ritenere assurdo il coinvolgimento in giudizio del luogotenente Vincenzo Quatrale, da sempre riconosciuto e apprezzato quale uomo nobile, serio e fedele servitore dello Stato». Parole nette, nessuno spazio al commento. Sempre pragmatici, così come Quatrale. I difensori del luogotenente finito nel processo Mollicone e assolto con formula piena non hanno dubbi. Gli avvocati Paolo D'Arpino e Francesco Candido, che insieme ai sostituti Daniela Crolla e Bruno Iaconelli hanno seguito con grande compostezza tutta l'istruttoria dibattimentale, anche dopo il deposito delle motivazioni della sentenza preferiscono restare lontani dai riflettori.

La posizione
La posizione del luogotenente Vincenzo Quatrale? La più delicata. A lui è stato chiesto conto anche dell'ipotesi di istigazione al suicidio nei confronti del brigadiere Santino Tuzi. Ma nelle motivazioni della sentenza di primo grado depositate lunedì i criteri della scelta della Corte sono chiari: «Dalla ricostruzione dei fatti, non emerge alcun tipo di coinvolgimento di Quatrale nella tragica decisione del brigadiere» scrivono i giudici. L'unico contatto che il luogotenente ha con Tuzi è quello dell'8 aprile 2008 (prima del tragico evento) «in cui ebbero una conversazione nell'auto. Oggetto di intercettazione ambientale». E spiegano: «Da un attento esame della suddetta conversazione Quatrale non appare mai assumere nei confronti di Tuzi atteggiamenti verbali aggressivi o prevaricatori; non emerge alcun riferimento da parte di entrambi all'ipotesi che Tuzi si suicidi».

Gli ordini di servizio
Quatrale viene coinvolto nell'inchiesta e dunque nel processo aperto sulla morte di Serema affrontando un altro "scoglio": l'accusa relativa alla falsità degli ordini di servizio. Si tratta del servizio esterno svolto insieme a Tuzi tra le 11 e le 13.30 del 1° giugno 2001. Nel corso del dibattimento, lo ricordiamo, era stato proprio il luogotenente - a processo con la famiglia Mottola e Francesco Suprano (tutti assolti) a prestare per primo il consenso per essere ascoltato. Perché Quatrale, solitamente taciturno, molto schivo e sempre lontano dai riflettori, voleva spiegare e chiarire. E lo ha fatto in modo puntuale, carte alla mano. «Nessun ordine di servizio contraffatto, ma un errore di valutazione»: quello di aver lasciato a Tuzi - aveva spiegato in aula - il compito di completare la redazione dell'atto. E di non aver controllato. «Il mio errore è solo quello di aver lasciato l'ordine di servizio in mano a lui. E questo è sanzionabile con un rimprovero o un richiamo, non altro» aveva dichiarato in udienza, ricostruendo tutto dall'inizio: il loro rientro in caserma perché l'ex maresciallo Mottola era alla festa dell'Arma, la presenza fuori della donna delle pulizie, tutte le attività svolte e quelle non fatte. Quatrale descrive come venissero annotati gli spostamenti e compilati gli stessi ordini di servizio, a volte (ma non da lui) anche diverso tempo dopo le attività. Ecco il motivo di alcune imprecisioni. E di errori parlano i giudici della Corte nelle motivazioni, di «superficialità nella compilazione del foglio, specie con riguardo al passaggio presso obiettivi sensibili». «Una sciatteria di fondo nella redazione di tale atto più che una falsità dello stesso» prosegue la Corte. «D'altronde, in senso contrario, le incongruenze e imprecisioni evidenziate sarebbero più difficilmente spiegabili nel caso in cui lo stesso fosse stato redatto consapevolmente con l'intento di scrivere un atto falso. Nel qual caso vi sarebbe stata sicuramente - si legge ancora nelle motivazioni - la massima attenzione a evitare le suddette sovrapposizioni di orario».

La difesa
La difesa di Vincenzo Quatrale ha accolto con soddisfazione le motivazioni della sentenza. «Motivazioni che hanno mostrato come la Corte abbia recepito le argomentazioni probatorie e difensive da noi portate a dibattimento» hanno sottolineato gli avvocati Candido e D'Arpino, insieme ai sostituti Iaconelli e Crolla.
«Dal contenuto delle motivazioni della sentenza si evince, altresì, che tutte le argomentazioni addotte fin dal fase delle indagini preliminari, oltreché nel corso dell'udienza preliminare, siano risultate pienamente fondate anche nel corso dell'istruttoria dibattimentale - hanno aggiunto i legali - Sottolineiamo come la Corte abbia ritenuto significativa la reale ricostruzione delle attività elencate nell'ordine di servizio numero 1 del 1° giugno 2001, così come dettagliatamente riportate e confermate in udienza dallo stesso luogotenente Quatrale nel corso del proprio esame, che ha rappresentato il punto cruciale e risolutivo dell'attività difensiva processuale». «Continuiamo a ritenere assurdo il coinvolgimento in giudizio del luogotenente, da sempre riconosciuto e apprezzato - teniamo molto a sottolineare ancora - uomo nobile, serio e fedele servitore dello Stato. Il luogotenente Vincenzo Quatrale è sempre stato assolutamente estraneo all'omicidio di Serena Mollicone, tant'è che la pubblica accusa non ha mai disposto di alcun indizio o prova nei
suoi confronti, bensì di sole ipotesi soggettive, smentite dall'istruttoria» hanno concluso i legali.