Distanza dello sparo, calibro utilizzato e traiettoria del colpo che ha ucciso Thomas Bricca. Sono questi alcuni aspetti che l'esame autoptico effettuato ieri dovrà contribuire a chiarire. Mentre l'inchiesta portata avanti dalla procura di Frosinone per risalire ai responsabili dell'omicidio di Alatri va avanti in ogni direzione, ieri a Roma si è svolta l'autopsia sul corpo di Thomas. Un atto necessario per chiarire le cause della morte del ragazzo, ma anche una serie di elementi non secondari che potrebbero risultare decisivi nel proseguo dell'inchiesta e nella successiva fase processuale.

La procura di Roma, che ha disposto l'accertamento, terminato intorno alle 12.30 di ieri, ha incaricato il professor Giorgio Bolino che si è preso 60 giorni di tempo per il deposito della relazione. Accanto al medico legale incaricato dalla procura c'era quello nominato dalla famiglia Bricca nella persona del dottor Antonio Grande, ovvero lo stesso consulente di parte civile che si è occupato dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte. Tra i vari quesiti ai quali i consulenti dovranno dare delle risposte alla procura c'è la distanza tra il punto in cui i killer, giunti ad Alatri su uno scooter, e completamenti avvolti da caschi integrali, hanno sparato e il punto dove si trovava Thomas con gli amici. Una distanza, sulla base dei primi elementi raccolti sulla scena del crimine, che dovrebbe aggirarsi sui 20 metri.

Quindi, andrà valutata la traiettoria che ha compiuto il proiettile, ovvero se è stata diretta o se, al contrario, ha incrociato degli ostacoli fissi che possano averla deviata verso la vittima. E dalla traiettoria, una volta stabilita con precisione, si potrà capire se chi ha sparato l'ha fatto deliberatamente per uccidere (probabilmente un altro ragazzo ma non Thomas), puntando ad altezza uomo, o se cercava solo di intimidire i presenti in quel momento al "Girone". Poi, ancora, si potrà valutare il calibro e il tipo di arma utilizzata anche attraverso le ferite che hanno provocato alla vittima. Intanto, si attende il nulla osta della procura (fino a ieri sera ancora non c'era) per la celebrazione dei funerali di Thomas.

Sul fronte delle indagini, si cerca di ricostruire nei minimi termini l'agguato costato la vita al diciannovenne di Alatri. E che ha scosso tutti. Al momento, non sono ancora stati trovati né lo scooter né l'arma usata dagli assassini per sparare. Si scava, inoltre, su una rosa di possibili sospettati dei quali si stanno vagliando attentamente gli alibi. Valutandone anche la presenza nei vari locali della zona. I dubbi al momento sono tanti. Dal percorso effettuato dal T-max per arrivare ad Alatri (tra le ipotesi c'è che abbia percorso strade secondarie per provare a sfuggire alle telecamere) alle eventuali celle telefoniche agganciate (sempre che i killer si siano mossi con i telefonini accesi) alle registrazioni della videosorveglianza lungo il percorso.

Sul possibile movente è ancora buio fitto. Si è parlato a lungo delle risse che hanno preceduto la sparatoria, ma c'è chi dubita che quello possa essere stato il movente di un omicidio il cui obiettivo sembrerebbe essere un altro ragazzo (come da lo stesso dichiarato pure sui social), ora lontano da Alatri e non Thomas. Fatto sta che preoccupa l'escalation di violenza. Sul territorio sono presenti bande criminali che hanno la capacità di procurarsi armi. E, quando non le hanno, hanno modo di ingaggiare chi è disposto a sparare. Sta di fatto che chi ha contattato i killer gode sicuramente di una posizione di vertice all'interno delle bande della zona. Altrimenti non poteva permettersi di avere a disposizione un gruppo di fuoco.

Al tempo stesso, chi ha agito materialmente avrà avuto i suoi buoni motivi per accettare l'incarico e per assumersi tutti i rischi del caso. A partire da quello di una possibile condanna all'ergastolo per omicidio volontario. Ammesso che, chi ha colpito lo ha fatto per uccidere o solo per intimorire. Ma, sparare in mezzo a un mucchio di persone significa anche assumersi il rischio di uccidere.