Le tracce sul nastro, tre impronte digitali: questi gli elementi su cui, per il pool, si dovrebbe ripartire. «Tracce sui nastri che legavano le gambe e i polsi di Serena. Ma ci sono moltissimi frammenti non leggibili di impronte e di dna. Quelle estrapolate, sono state già comparate con quelle degli imputati, risultati non compatibili. Ma anche con quelle di numerosi altri soggetti. Forse occorre fare ancora di più» spiegano durante la conferenza stampa dal pool difensivo dei Mottola.
Tutto andrebbe riletto, per i consulenti e i difensori, analizzando ancora il contenuto di quei 52 faldoni. «Se dovessimo ripartire dall'inizio, fondamentali sarebbero le tracce rilevate. Ma - allo stesso tempo - anche uno studio "da zero" della scena del crimine, l'analisi dei comportamenti e di tutte le persone che potrebbero essere state coinvolte, anche indirettamente. Cercare moventi, contesti e situazioni nuove. Ma con la mente fredda. Senza innamorarsi di alcuna tesi» ha aggiunto il portavoce, Carmelo Lavorino.
«Con il mio team siamo in grado di fornire degli interrogativi agli inquirenti che possono essere fondamentali» ha poi sottolineato ancora. Per il professore la questione andrebbe affrontata con un approccio differente: bisognerebbe staccarsi dalla figura di Mottola fino a questo momento "digerito" come protagonista di una «condotta dicotomica e per così dire "schizofrenica" nella duplice veste: da un lato il maresciallo nella sua veste di istituzione, dall'altro fulcro dell'attività delittuosa» come indicato nelle motivazioni.