Il 2022 sul fronte degli infortuni mortali sul lavoro è stato un anno nero per la provincia di Frosinone. Le statistiche elaborate dall'"Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering" piazzano la Ciociaria tra le dieci province peggiori d'Italia, assegnandole il sesto posto su 107 con un'incidenza di 83,2 nel rapporto tra infortuni mortali accaduti sul territorio (14) e occupati (168.349).
Quella di Frosinone è la peggiore performance tra le altre province laziali, se si considera che Latina è 43ª con un'incidenza di 38,8 (8 infortuni mortali, 206.027 occupati), Roma è 66ª (26,7 di incidenza, 46 infortuni mortali, 1.723.846 occupati), Rieti è 83ª (17,8 di incidenza, un infortunio mortale, 56.255 occupati) e Viterbo è 93ª (9 di incidenza, un infortunio mortale, 111.269 occupati).
Si è chiuso, ancora una volta, tragicamente il bilancio di fine anno delle vittime sul lavoro in Italia. Sono 1.090 i lavoratori che da gennaio a dicembre 2022 hanno perso la vita da Nord a Sud, con una media di oltre 90 vittime al mese. Stiamo parlando ancora di oltre 20 decessi alla settimana e di almeno 3 infortuni mortali al giorno. Sono 790 gli infortuni mortali verificatisi in occasione di lavoro e 300 in itinere (cresciuti del 21% rispetto all'anno precedente quando era maggiormente diffuso lo smart working).
Nel periodo gennaio-dicembre 2021, invece, i decessi totali erano 1.221 e, quindi, si potrebbe pensare a una riduzione della mortalità (-10,7%). Ma il decremento è solo apparente. Infatti, bisogna ricordare che nel 2022 sono quasi sparite le vittime Covid (10 su 1.090 secondo gli ultimi dati disponibili di fine dicembre 2022). Nel 2021, invece costituivano tragicamente quasi un quarto dei decessi sul lavoro (294 su 1221). Ciò significa che gli infortuni mortali "non Covid" sono cresciuti del 17% passando dai 927 di fine dicembre 2021 ai 1.080 del 2022. Quest'ultimo dato è del tutto analogo a quello del 2019, epoca pre-covid, a dimostrazione che il tragico fenomeno delle morti sul lavoro sostanzialmente non subisce diminuzioni da anni.
«Questo a conferma del fatto che passata l'emergenza Covid, rimane ancora purtroppo quella tragica dell'insicurezza sul lavoro» commenta Mauro Rossato, presidente dell'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, la più recente e dettagliata indagine realizzata dagli esperti del proprio team in cui si delineano ancora tristemente i contorni di una situazione sempre più preoccupante.
Il quadro
Le denunce totali di infortuni sono cresciute del 25,7% rispetto al 2021, arrivando a quota 697.773; con il settore della Sanità sempre in testa alla graduatoria degli infortuni in occasione di lavoro (84.327 denunce); seguono: Attività Manifatturiere (75.295) e Trasporti (53.932). Importante in questi dati anche la lettura sull'evoluzione delle denunce totali di infortunio per Covid: a fine dicembre 2021 erano 48.876, mentre a fine dicembre 2022 sono diventate 117.154. Praticamente sono più che raddoppiate, dimostrando che il virus è divenuto molto meno mortale, ma è ancora presente nei luoghi di lavoro.
Ma per l'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre ciò che conta maggiormente nello studio dell'emergenza è il rischio reale di morte dei lavoratori, regione per regione e provincia per provincia. Si tratta dell'indice di incidenza della mortalità, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale e provinciale, la cui media in Italia alla fine del 2022 è di 35 decessi ogni milione di occupati. Questo indice, un vero e proprio "indicatore di rischio di morte sul lavoro", consente di confrontare il fenomeno infortunistico anche tra regioni con un numero di lavoratori diverso. Sulla base dell'incidenza degli infortuni mortali, l'Osservatorio Vega definisce mensilmente la zonizzazione del rischio di morte per i lavoratori del nostro Paese che viene così descritto, alla stregua della pandemia, dividendo l'Italia a colori.
A finire in zona rossa alla fine del 2022, con un'incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 35 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle D'Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Marche, Umbria e Campania. In zona arancione: Puglia, Calabria, Sicilia, Piemonte, Toscana e Veneto. In zona gialla, cioè sotto la media nazionale: Liguria, Abruzzo, Lazio, Molise, Emilia Romagna, Lombardia e Sardegna. In zona bianca, ossia la zona in cui l'incidenza delle morti sul lavoro è la più bassa, troviamo Friuli-Venezia Giulia.
Gli stranieri
Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 150, cioè il 19% del totale. Anche qui l'analisi sull'incidenza infortunistica svela chiaramente come gli stranieri abbiano un rischio di morte sul lavoro più che doppio rispetto agli italiani. Gli stranieri infatti registrano 66,5 morti ogni milione di occupati, contro 31,5 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.
Gli altri numeri
In cima alla graduatoria della fine del 2022 con il maggior numero di vittime in occasione di lavoro - a livello statistico – è la Lombardia, ovvero la regione con la più alta popolazione lavorativa d'Italia (124 vittime) che, per contro, come abbiamo visto in precedenza, presenta un'incidenza di infortuni mortali al di sotto della media nazionale, collocandosi così in "zona gialla". Seguono: Veneto (74), Campania (70), Lazio (70), Piemonte (63), Emilia Romagna (59), Toscana (55), Puglia (51), Sicilia (50), Marche (31), Trentino-Alto Adige (30), Calabria (22), Liguria (20), Sardegna, Abruzzo e Umbria (16), Basilicata (10), Valle D'Aosta (6), Friuli-Venezia Giulia (4) e Molise (3).
Da gennaio a dicembre del 2022 è il settore Costruzioni a far rilevare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 131. Seguono: Trasporti e Magazzinaggio (117) e Attività manifatturiere (100).La fascia d'età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (303 su un totale di 790). Anche alla fine del 2022 è il lunedì il giorno della settimana in cui si è verificato il maggior numero di infortuni mortali