Testamento di Aulo Quintilio Prisco, occorre salvaguardare a spada tratta l'importante monumento di Ferentino. «Non possiamo più aspettare» è l'appello di Archeoclub d'Italia sede di Ferentino. Il testamento di Aulo Quintilio Prisco – spiega Antonio Ribezzo, presidente di Archeoclub Ferentino - merita non solo l'interesse degli storici e dei filologi per il valore documentale e storico dell'epigrafe, ma anche di tutti i cittadini del bene ereditato quale patrimonio culturale. Perciò riteniamo che il rarissimo monumento epigrafico romano di epoca traianea, 52-117 d.C, non debba essere abbandonato a se stesso. Necessita del restauro della pietra sia nelle parti strutturali che epigrafica, oltre alla prevenzione antisismica».

Archeoclub d'Italia sede di Ferentino ritiene uno specifico intervento non più procrastinabile. Il monumento è in condizioni di grave degrado, superficiale e strutturale, ed è difficile dissociare l'interesse per il significato dell'epigrafe dall'interesse per il cattivo stato di conservazione della struttura architettonica e del materiale lapideo che la costituisce. Archeoclub ritiene non più tollerabile il disinteresse degli enti competenti, che non intervengono pure a fronte di numerose segnalazioni circa le deformazioni strutturali e superficiali della pietra sede dell'incisione.

«Non è più accettabile che non si senta l'obbligo morale e scientifico di elaborare un progetto, scientificamente fondato, per rimediare a tali patologie, sia superficiali che strutturali. Oggi all'incuria e al danno del tempo – è indignato Ribezzo – si aggiungono anche i vandali. Occorre fare presto e bene, la cultura dei luoghi e l'identità di un popolo non può più attendere. La notizia riportata dal quotidiano "Ciociaria Oggi" relativa alla manomissione dei fari da parte di ignoti, lascia sconcertati e dubbiosi sulla reale convinzione di quanti, in spregio di ogni interesse culturale, ritengono di poter vandalizzare impunemente le antiche "pietre" di Ferentino».