Armi. In provincia cominciano a girarne troppe. Un pensiero comune a diversi investigatori e attuale più che mai dopo l'agguato mortale, a colpi di pistola, a Thomas Bricca. Quella pistola ancora non si è trovata, come sparatori e mandanti, ma l'attività investigativa dei carabinieri non si ferma. Anche ieri, e c'è da pensare che non ci si fermerà nemmeno oggi, diverse sono state le persone sentite. Un via vai continuo in caserma tra semplici informatori e quelli che si potrebbero definire potenziali sospettati. E con un occhio particolarmente attento anche agli alibi forniti.
Resta, comunque, tanta la preoccupazione per le armi e per la facilità con la quale più di qualcuno riesce a procurarsele. «Il sequestro delle armi non è attività ordinaria. I gruppi criminali si stanno organizzando e sono disposti a tutto. Ci fa capire che si sono armi in giro», è una frase pronunciata, in conferenza stampa in questura, a ottobre, in occasione di un sequestro, a Frosinone, di un fucile con matricola abrasa, e di una pistola semiautomatica.
L'omicidio di Alatri pone sullo sfondo un'altra questione, relativa alla scelta di usare la pistola e far fuoco. Saranno le indagini della procura di Frosinone a stabilire se, chi ha sparato, lo ha fatto per uccidere (posto che oramai si dà per assodato che il "vero" obiettivo dell'agguato era un altro ragazzo e non Thomas) o per intimidire. Un vecchio investigatore nota che la vecchia criminalità, ormai soppiantata dalle nuove leve, non avrebbe mai sparato. Nemmeno se dietro ci fossero stati interessi economici particolarmente consistenti. In passato, infatti, si sparava raramente. I contrasti si risolvevano in altro modo. Anche perché sparare significa finire al centro dei riflettori.
Trovarsi addosso l'attenzione non solo delle forze dell'ordine e della magistratura ma anche dell'opinione pubblica. Significa che chi ha da realizzare traffici illeciti sul territorio ora non può dormire sonni tranquilli. Deve stare ben attento a come muoversi. E di certo chi è coinvolto in attività illecite tutto cerca tranne il clamore mediatico di un omicidio.
Tornando agli spari di lunedì scorso e alla morte di Thomas c'è da capire se il killer ha sparato perché preso da un impulso irrefrenabile, senza ragionare sulle conseguenze della sua azione, o lo ha fatto scientemente mettendo in conto che qualcuno potesse morire, ma anche di finire al centro di una morsa che le forze dell'ordine difficilmente allenteranno.