«Thomas non c'entrava niente, i colpevoli si costituiscano. Che venga fuori tutta la verità». Paolo Bricca è il papà di Thomas, assiste alla manifestazione di piazza Santa Maria Maggiore da lontano, da via Cesare Battisti, guarda quei ragazzi che hanno la stessa età di suo figlio. Ci avviciniamo con delicatezza, ci presentiamo, porgiamo le nostre condoglianze. Ringrazia e ci anticipa, per certi versi. «Ancora non mi rendo conto di quello che è successo, mi sembra di vivere un incubo dal quale mi devo ancora risvegliare. Mi sono rinchiuso nel mio dolore».

Un commento sull'iniziativa in piazza Santa Maria Maggiore?
«Deve essere un messaggio di pace, niente violenza, Thomas avrebbe voluto così». Poco prima Paolo Bricca, nel portare dei fiori sul luogo dove Thomas è stato ferito mortalmente, si è concesso ai taccuini di tutti i giornalisti presenti ad Alatri. Il momento è delicatissimo, come tanti altri ne sta vivendo questo padre, che ha mantenuto una dignità e una compostezza unici. «Chiedo giustizia. Giustizia. I colpevoli si devono costituire e chi sa qualcosa parli. E che finisca pure tutta questa violenza tra ragazzini. Non lo so più, il mondo sta andando alla rovescia...».

Che idea si è fatto di quello che è accaduto?
«Un'idea? Non so neppure perché questi ragazzi si debbano picchiare, cosa si stiano spartendo».

Thomas aveva mai parlato di risse?
«Gli stavo dietro, lo seguivo. Si litiga da tutte le parti, ma mai avrei pensato che si sarebbe arrivati a una cosa del genere».

Chi era Thomas?
«Era un bambinone. Era l'amico di tutti, le ragazzine andavano pazze per lui. Gli volevano bene tutti. Non era violento, non litigava, anzi era un pacifista, cercava sempre di sedare le risse. Gli piaceva il calcio».

Quel lunedì sera Thomas voleva solo trascorrere una serata con i suoi amici?
«Sicuramente. Magari se fosse stato appassionato di moto, come me, forse questo non sarebbe successo».

Che cosa è accaduto quella maledetta sera?
«È accaduto che stava nel punto sbagliato, con le persone sbagliate. L'hanno scambiato con un altro ragazzo, perché i giubbotti erano uguali. Lui non c'entrava niente, questo è sicuro. Le bande? Ma quali bande... Questi sono ragazzini che si incontrano in comitive. Le bande sono altra cosa. Mai avrei pensato che qualcuno avrebbe impugnato una pistola e ammazzato perché dei ragazzi si sono presi a schiaffi».

Anche gli amici chiedono giustizia...
«Io chiedo, gentilmente, che tutti gli amici di Thomas stiano calmi, stanno chiacchierando troppo. Si parla di violenza, ma quale violenza? Non si guarisce dal male con la guerra, ma con la pace. Altrimenti non si finisce mai, si peggiora sempre. Ci vuole solamente pace. Lo so, si grida alla vendetta... Io sono il padre... Ma deve essere la giustizia a risolvere il caso. Non lo so chi possa essere stato... Alla fine verrà preso e quindi chiunque sia stato, chi ha commesso il fatto si penta e si consegni».

Gli inquirenti stanno lavorando tantissimo per trovare i responsabili....
«Io mi fido, stanno facendo un ottimo lavoro. Però bisogna finirla con le minacce di violenza. Quello che ho scritto all'inizio, su Facebook, è stato un atto dettato dalla rabbia, qualunque genitore lo avrebbe scritto».