C'è un clima che pare surreale in piazza Santa Maria Maggiore. È il cuore della città, è pieno di tante persone, altre ne affluiscono man mano. Sono quasi le 10 di un venerdì che, per Alatri, ha un sapore diverso, strano: non ci sono le automobili, non ci sono i classici frequentatori di questo luogo. Sembra di essere sospesi al di fuori dello spazio e del tempo. Ci sono loro, i giovani, che ricordano l'amico e il compagno che non c'è più.

Oggi non si va a scuola, oggi si va in piazza per un momento di riflessione e di preghiera. Carabinieri e polizia presidiano l'area ma c'è la massima tranquillità: bandita ogni forma di polemica, vietata qualsiasi intemperanza che possa guastare l'atmosfera di raccoglimento. Il sindaco Maurizio Cianfrocca è qualche metro più giù, in via Cesare Battisti, mani in tasca, poca voglia di esternare qualche pensiero.

Il silenzio immateriale
È la manifestazione spontanea organizzata per salutare Thomas, nata "contro l'ingiustizia, le istituzioni, il silenzio". Un proposito apparso aggressivo all'inizio, ma che poi si risolve in una cerimonia laica, semplice e composta, senza alcun eccesso. Contro l'ingiustizia questo sì, perché i ragazzi reclamano la cattura del colpevole, di chi ha spento per sempre le speranze di Thomas. Contro le istituzioni, soltanto loro possono sapere cosa alberga nella loro testa, anche se non ci sono manifesti e critiche. Contro il silenzio, è vero, perché questi stessi giovani hanno bisogno di parole, azioni, esempi e non di indifferenza. Ma va detto pure che oggi c'è il silenzio, ed è irreale, avvolge l'intera piazza, è un silenzio carico di angoscia e dolore, di emozioni forti trattenute a stento.
Aumentano i giovani, qualche adulto si mescola tra di loro, ma la maggior parte resta in disparte, ai bordi della piazza stessa. La scena è tutta di questi ragazzi, un po' spaesati, che vivono un momento assurdo e tragico per la morte drammatica di uno di loro. Sono stretti, infreddoliti, nei giubbotti, si abbracciano, si stringono, si baciano, si danno le pacche sulle spalle. Si sente qualche singhiozzo a rompere, di tanto in tanto, quella quiete immateriale pur se vivida e intensa.

Gli striscioni
Viene issato un lungo striscione sulla facciata della chiesa degli Scolopi, "Rideremo con il tuo stesso sorriso" c'è scritto. Alle 10.23, si spezza quel silenzio: «Un applauso per Thomas!». È un attimo: si sentono solo le mani, nessun'altra parola, scendono nuove lacrime, volano palloncini bianchi. È il colore di una purezza e di un'innocenza che Alatri ha perduto. I ragazzi che hanno appeso lo striscione si siedono sui gradini della chiesa: che cosa si potrebbe dire loro? Li guardi e non trovi risposte adatte. Ripiomba il silenzio, mentre appaiono nuovi striscioni. "Io, tutto quel male non lo meritavo", dice un cartellone in cui è disegnato un ragazzo di spalle, con la maglia numero 10, il nome Tom e i colori verderosa, la divisa dell'Alatri calcio. E poi un altro striscione che è un vero tuffo al cuore: ci sono le immagini in sequenza di Emanuele Morganti, Thomas Bricca e Willy Monteiro Duarte, tutti ragazzi vittime di una stessa follia, di quella medesima violenza che li ha strappati all'amore, al calore e agli affetti dei propri cari. Alle 10.35 parte un altro applauso. Poi, i ragazzi salgono sull'Acropoli e invitano i media a non seguirli. Ad un certo punto si sentono botti e fuochi d'artificio: sembra sia il giorno di San Sisto, il santo patrono, ma è tutto fuorché una festa.

Fiori in via Liberio
Alla spicciolata scendono di nuovo giù, più di qualcuno torna in via Liberio, dove c'è il memoriale dedicato a Thomas: fiori, bigliettini, messaggi. Si formano piccoli crocchi, si discute, gli sguardi spesso sono abbassati, gli occhi ancora rossi a testimoniare incredulità, disperazione. C'è tanta gente in giro per essere una mattinata di un giorno feriale, ma Alatri sembra quasi vuota perché le voci sono sommesse. Ora non è più una sensazione, ma qualcosa che si percepisce bene: è davvero una giornata surreale, al di fuori dello spazio e del tempo.